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martedì 18 febbraio 2014

La zuppa è sempre la stessa


WILBUR SMITH

 
Non so per quali congiunzioni astrali, ad un compleanno mi sono stati regalati quattro dei suoi romanzi (titoli diversi), così, presa dal mio feticismo maniacale e compulsivo, ho acquistato la sua intera opera (quando ero più giovine ero così: o tutto o niente, e se avevo un romanzo di un autore, dovevo possedere anche tutti gli altri). Non è stata un’idea tra le più geniali.

Come scrittore è scorrevole, regala splendide atmosfere, specie in relazione alle ambientazioni africane, e storie appassionanti… Peccato che lette tre o quattro varianti (si spazia nel tempo e nello spazio tra il Sudafrica al Congo, dall’Antico Egitto all'Inghilterra, con tanto di oceani in mezzo, tra il 1600, e il ‘900 tutto etc. etc.) la zuppa sia sempre la stessa: una matrice storico-avventurosa, magari qualche incursione nella politica, cattivi cattivissimi, protagonisti forti e carismatici, grandi fortune che si creano e si disfano in un soffio, storie d’amore travagliate, sentimenti assoluti, un po’ di sesso selvaggio in versione soft, un po’ di azione/violenza, cura per i dettagli storico-geografici, atmosfere suggestive, saghe familiari, vendette che si gustano fredde, elefanti, leoni e ippopotami, se siamo fortunati…

Alla lunga si ha l’impressione di essere di fronte ad un vero e proprio copia e incolla, in cui sono stati giusto cambiati i nomi dei protagonisti e l’ordine delle vicende… Talvolta pare di essere dinanzi ad una mera operazione commerciale, nel senso più triste del termine, in cui ogni cosa è artificiosa, schmatica e contraffatta, senza neanche un po’ di rispetto per il lettore o divertimento/amore da parte dello scrittore, che plausibilmente è mosso solo da necessità alimentari.

In alcuni romanzi i personaggi sono affascinanti e ti seducono (lo schiavo Taita, la maggioranza dei Courtney…), ma altri (quasi tutti, ad esempio, nel ciclo dei Ballantyne, specie i protagonisti) risultano meschini, sgradevoli ed esasperanti… Non solo non ti ci affezioni, ma ti auguri pure che facciano una brutta fine.

Intendiamoci, alcuni romanzi mi sono piaciuti: “Il dio del fiume” e “Il Settimo Papiro” del ciclo egiziano (i seguiti sono davvero imbarazzanti e dopo il quarto libro mi sono arresa e non ho comprato più nulla di Smith); “Uccelli da preda” e “Monsone” dei Courtney navigatori (ma che schifezza che è “Orizzonte”!), i Courtney e i Courtney d’Africa (più che altro per amore dei personaggi), sia pur con alti non troppo alti e bassi piuttosto imi e lunghi momenti di stasi... Non mi è dispiaciuto “L'orma del Califfo”… Del ciclo dei Ballantyne, invece, salvo solo (parzialmente) “La notte del leopardo” (ma certamente non perché sia un capolavoro)… Mentre altri, quali “Una vena d’odio”, “Sulla rotta degli squali”, “Ci rivedremo all'Inferno”, “Cacciatori di diamanti” (solo per citarne qualcuno) non valgono la carta su cui sono stati stampati... Va mu.

2 commenti:

  1. Non posso permetterti di denigrare l'autore che mi ha fatto scoprire il piacere della lettura!!!
    "Sulla rotta degli squali" è stato il primo libro che ho letto e che mi ha aperto le porte su un mondo nuovo e straordinario!!!
    L'avevo trovato eccezionale e ancora oggi lo reputo un ottimo romanzo di avventura!!!
    Devo riconoscere che su una cosa hai ragione: è abbastanza ripetitivo ed alcuni suoi romanzi si assomigliano parecchio, ma stiamo parlando comunque di un autore che si è guadagnato il suo posto nell'olimpo degli scrittori!!!
    Mi hai ferito nel vivo...

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  2. Tu magari no, però me lo permette il diritto di critica ;) ! A parte gli scherzi, mi dispiace, tuttavia trovo significativo quello che hai detto: il primo libro che hai letto, e quindi anche il primo che hai letto di Wilbur Smith... Guarda caso anche a me i suoi libri che ho letto per primi sono piaciuti molto... E magari mi sarebbe piaciuto molto anche "Sulla rotta degli squali", se per me non fosse stato tipo il suo ventesimo... Considera anche che io li ho letti quasi tutti nell'arco di un'estate, quindi la ripetitività che tu hai ammesso non può che avermi irritato assai più di quanto non avrebbe fatto con un "lettore normale" e meno compulsivo... Al di là di ciò, temo di non poter mutare il mio giudizio: non nego che Smith abbia dei pregi, anzi, però è soprattutto un autore commerciale... Non c'è niente di male in questo, ma per me l'Olimpo degli scrittori deve avere un valore più alto: scrivere, per me, è una cosa seria. E' mettere su carta la propria anima, è crescere e soffrire e toccare l'Assoluto... Wilbur Smith vuole solo guadagnare dei soldi. Niente di male in questo, ripeto. Ma anche niente Olimpo. Comunque ti ringrazio tantissimo per la discussione! Baci!

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