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venerdì 28 febbraio 2014

Un incipit simpatico


COME DIVENTARE BUONI
di Nick Hornby

 
Hornby mi lascia sempre perplessa. Scrive bene e gli incipit sono validi e originali. Ma dopo un po' si perde e scivola nell'ovvio, senza riuscire davvero a convincermi. Spesso finendo con l'annoiarmi. O con l'innervosirmi. E con l'appiccicare ad una situazione che non sa più come gestire una conclusione sleale, forzata, che pare frutto del caso o della mancanza di ispirazione.

Così è stato anche con questo romanzo...

Forse, tra quelli che ho letto dei suoi, il più deludente (in generale, devo ammettere che si trova ben di peggio).

All'inizio, per quanto assurdo, è divertente. Ironico, Intelligente.

Insomma, parte come si deve.

C'è questo tizio sarcastico e un po' sgradevole, David, che un bel dì si scopre cornuto... E allora decide di diventare buono. Spiazzando tutti, in particolare la moglie, cambiando radicalmente il suo modo di essere nel privato e nel “pubblico”.

E' un incipit simpatico. Insolito. Sostenuto da uno stile brillante e scorrevole. Il punto di vista è quello di Katie, la moglie, appunto. E non è niente male. Solo che poi si esagera. E la trama diventa sciocca, grottesca. Stucchevole.

Stanca. Irrita.

E le idee vengono meno.

Non che non ci sia qualche altra battuta carina prima della fine. Non che non manchi qualche momento divertente. I dialoghi sono riusciti. C'è qualche scintilla. Ma nient'altro.

E, benché non sia un romanzo lungo, né difficile, ho stentato ad arrivare alla fine.

Anche “Un ragazzo” non era eccelso (a dispetto delle lodi sperticate che si leggono in giro), però gradevole sì e non senza pregi.

Non buttiamoci giù” e “Tutto per una ragazza”, di nuovo, non mi sono piaciuti, benché gli incipit fossero accattivanti e la scrittura scorrevole.

Alla fin fine, l'opera di Hornby che ho preferito è stata “Una vita da lettore”, e pazienza se tanti dei libri ivi citati non sono neanche stati tradotti in Italia...

Però torno sempre a comprarlo, Horby...

Forse perché come lettura da treno va alla grande, forse perché alla fine così malvagio non è, e ha uno stile piacevole, che si affronta volentieri...

Prima o poi tenterò la fortuna con “Alta fedeltà”... Sembra molto carino. Il problema è che lo sembravano pure tutti gli altri.

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