BLACKSAD
di Juan Diaz Canales e Juanjo Guarnido
Blacksad
di nome fa John ed è un detective di New York in un tempo che ci fa
pensare agli anni '50.
In
gamba, solitario, un po' “stropicciato”.
Nonché
un gattone antropomorfo che si muove in una città di animali
antropomorfi, le cui fattezze rispecchiano i caratteri dei personaggi
(i quali, tuttavia, ogni tanto riservano qualche sorpresa).
Lo
so, detto così viene da pensare a Topolino in versione hardboiled.
Il disegno, per giunta (uno dei punti di forza della serie) è un po'
disneyano...
Ma
il parallelo finisce lì.
Il
clima di questo fumetto è quello del noir anni '50 e le storie sono
adulte, senza lesinare sulla violenza. I personaggi possono morire (e
muoiono), fare sesso (e lo fanno), mentre le trame toccano tematiche
importanti quali il razzismo, la corruzione, la mafia, le droghe
pesanti...
Le
storie sono molto carine (non eccezionali, ma quasi non si nota),
vantano un ottimo taglio registico e rendono omaggio al genere
ricalcandone i canoni (con qualche strizzata d'occhio). Nei volumi
successivi al primo si diversificano per toni, temi e ambientazioni,
così come i personaggi, Blacksad in particolare, acquistano
spessore, gli intrecci si complicano, e i colpi di scena si fanno
meno scontati...
Fusione
perfetta tra atmosfera, azione e mistero, tra luci e ombre, dinamismo
e poesia.
Il
pregio maggiore, però, è il disegno: plastico, espressivo,
dettagliato, che quando vuole sa essere mortalmente sensuale, in più
sottolineato da colori bellissimi, morbidi, sfumati, che seducono al
primo sguardo.
Quattro
avventure (ma è in arrivo la quinta) in lussuose edizioni
rilegate... Tra tutte, forse, la mia prediletta è la seconda, Artic
Nation, ma mi sono piaciute molto anche le altre... Al momento, fremo
nell'attesa di leggere la prossima, l'imminente Amarillo, in uscita
in questi giorni...
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