Se ti è piaciuto il mio blog


web

giovedì 12 giugno 2014

Abbastanza sui generis


IL GUARDIANO DEGLI INNOCENTI
di Andrzej Sapkowski
 
 
O meglio, un uccisore di mostri, ma solo se pericolosi e animati da malvagie intenzioni. Quelli che si limitano alle birichinate possono stare tranquilli: il nostro Geralt si limiterà a richiamarli all'ordine e magari a rimbrottarli un po'.

Geralt è uno Strigo, ha due spade, una d'argento e una di ferro (a seconda di chi deve colpire), una notevole forza, misteriosi poteri, origini da chiarire (a noi) e tanti segreti. Ha un codice d'onore e sa essere letale, ma non uccide a cuor leggero ed è una figura tormentata, costretta a molte rinunce, destinato ad essere respinto proprio da coloro che aiuta. Non si tratta di una maledizione, ma della natura umana, che è sostanzialmente ingrata e stupida.

L'opera si presenta come un romanzo a racconti legati, oltre che dal protagonista e dall'ambientazione fantastica e medievaleggiante, da una cornice narrativa che crea l'occasione per ricordare le avventure del nostro eroe, nell'ultima parte affiancato dal poeta (e amico) Ranuncolo.

Nel complesso è un fantasy abbastanza sui generis, sia per la struttura che per l'accuratezza dello stile, talvolta un poco pedante, ma dal frasario ricchissimo e un certo qual gusto per le descrizioni, che in nessun modo pregiudicano l'azione (mmm... sono generosa) o il ritmo, risultando, invero, piuttosto immediate (anche se, misericordia, tutto sto sbrodolare di aggettivi inutili si poteva davvero evitare... E poi, ammettiamolo, scrivere bene è un'altra cosa: lo scrittore è un tizio che si dovrebbe dimenticare per il piacere di seguire la storia, non uno che continua strillare per ricordarci che è lì!).

C'è poi una nutrita (e apprezzatissima) compagine di mostri, attinti dal folklore popolare e dalle leggende, alcuni dei quali non troppo inflazionati, come la Kikimora. Diversi racconti sembrano la versione alternativa di celebri fiabe (persino più granguignolesche e crudeli che nella versione originale) quali Biancaneve, La Bella e la Bestia e La Bella Addormentata, magnificamente reinterpretati (dico sul serio, qui Sapkowski è una delizia).

E' un romanzo che si legge in fretta, senza troppe pretese (qualcuna c'è), sollevando interessanti questioni di carattere ecologista (peccato non vengano approfondite), ma che non arriva a conquistarsi l'amore imperituro e fanatico del lettore. C'è infatti un non-so-ché di troppo semplicistico, di artificioso e sopra le righe, che colpisce con forza, ma in modo banale e senza lasciare il segno abbastanza a lungo. I personaggi sono scarsamente credibili, troppo simili l'uno all'altro, benché del potenziale ci sia, e non da trascurare.

Del resto, questo è solo il primo romanzo di una serie, per cui è possibile che nel prosieguo il salto si compia e che ci si affezioni davvero a Geralt, man mano che si impara a conoscerlo. Il suo incontro con la maga Yennefer, l'amore della sua vita, ad esempio, sarebbe godibile (nonostante le schermaglie verbali poco finte e artificiose), se non sapesse terribilmente di già sentito...

Nessun commento:

Posta un commento