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mercoledì 4 giugno 2014

Colpisce allo stomaco


DARK SKIES
di Scott Stewart

(2013)
 
 
Ci sono gli alieni, ma non è un film di fantascienza: piuttosto un horror in piena regola, che fa davvero paura (ho trascorso almeno un'ora nascosta sotto il cuscino, con le dita sugli occhi)!

La prima parte è la più avvincente, con il mistero che diviene inquietudine e che poi vira nella paura, fino a creare autentico disagio (ad esempio quando Lacy mostra la casa agli ultimi inquilini, o mentre Sam, al parco, urla senza motivo apparente, bloccandosi in un'espressione di vacua fissità, in stile “bambini della quarta stagione di Torchwood”). Si spargono indizi, si delineano i personaggi (bene, direi – sebbene il papà sia odioso–, ma senza eccessive digressioni, perché molti elementi di contorno servono in realtà a giustificare il finale) e poi... poi arrivano i Grigi.

Ci vengono mostrati, seppur di sfuggita, ma sono efficaci. Per lo più si pesca dai canoni del genere, senza ridondanza di effetti speciali, semmai centellinando il terrore (non per questo meno spaventoso), insistendo sull'atmosfera, sui conflitti familiari e psicologici, sullo shock.

C'è anche la parte con le spiegazioni che, lungi dal rallentare il ritmo, rivela una verità, che – benché sotto certi aspetti sia ovvia e nota – colpisce allo stomaco, contribuendo ad accrescere l'ansia.

Il finale è adeguato, seppur non originalissimo, ma quello alternativo, presente nel Blu-ray, è decisamente meglio, almeno per me: senza un briciolo di speranza!

Invero, non c'è nulla di realmente innovativo. Però il film funziona, è un buon prodotto, tiene incollati allo schermo, inquieta e solleva qualche atavico terrore, reinterpretando il mito degli alieni in modo meno clamoroso rispetto a quello cui siamo abituati, ma assai più insinuante e traumatico.

Caratteristico di queste oscure presenze è il modus operandi, che quando si scatena in tutto il suo fulgore, prima ancora di danneggiarci e usarci come cavie per gli esperimenti, ci porta all'isolamento, alienandoci (è proprio il caso di dirlo) da noi stessi, dai nostri cari e più in generale dai nostri simili.

Elemento, questo, estremamente interessante: evidente nella versione cinematografica (specie confrontando l'ultima scena con la prima), ma che risalta ancora di più nelle scene tagliate.

E può lasciare spazio a qualche utile ponderazione.

O a dubbi ulteriori, a livello “filosofico”.

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