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venerdì 20 giugno 2014

Un Romanzo di Formazione


DOLL BONES – LA BAMBOLA DI OSSA
di Holly Black
 
 
Non si giudica un libro dalla copertina, ma io da quella sono stata attirata (bellissima!), e dalla promessa che c'è stampata sopra: “a metà tra Stephen King e Neil Gaiman”, che mi ha reso l'incontro inevitabile...

Invero, nessuno dei due autori c'entra nulla, salvo per il fatto che siamo al cospetto di un romanzo per ragazzi a tinte macabre e fiabesche (più Gaiman che King, allora)...

Ciò non significa che l'opera sia brutta, e che non sia godibile anche se si è anzianelli, come me: si legge in fretta e volentieri, seppur ogni tanto si interrompe la lettura perché ci sono momenti di stasi, e qualche parentesi noiosetta... La parte propriamente dark è suggestiva e ottimamente realizzata, per quanto poco originale, con la solita bambola maledetta (però qualche innovazione c'è, e la tua attenzione viene catturata), e sebbene, di fatto, non succeda granché. Ci sono alcuni momenti indovinati ed efficaci, che portano graditi brividelli striscianti (i riferimenti alla bionda), ma altri (il campeggio devastato), sono superflui, banali e terribilmente infantili.

Dunque?

Dunque non importa quel che accade, quello è mero contorno, occasione, importa invece a chi e come, perché i punti di forza del libro sono da cercarsi altrove (e se ci si impalla sul binomio King-Gaiman si rischia di esserne sviati): nei tre protagonisti (dodicenni ricchi di immaginazione e di capacità inventiva), nel modo in cui viene reso il loro sentire (specie per quel che riguarda Zach, l'io narrante) – con grazia e levità, ma anche una certa profondità e un discreto vigore – la loro amicizia, che viene messa alla prova, seppur non platealmente, il rapporto con i genitori, anch'esso in discussione, nella loro capacità di sognare, giocare e crescere/non crescere, che poi è il paradigma dell'opera, il vero motore dell'avventura.

In effetti, questo è soprattutto un Romanzo di Formazione a sfondo gotico, con qualche spunto carino, e un buon sostrato psicologico.

Va bene, “Doll Bones” non è un capolavoro, e in certi punti risulta troppo artefatto, un po' fasullo, ma è dolce, nostalgico, e cosparso lungo i bordi di polvere di fata (sebbene le fate non ci siano).

E poi è bello il concetto che esprime riguardo all'avventura (e alla paura), che a volte c'è, e a volte si impara a costruire, per il piacere di viverla e condividerla con gli amici, come ultima ancora di salvezza, da se stessi e dal mondo... Per il puro gusto di immaginare. E di rendere vero ciò che si immagina. Che a volte, però, lo è a prescindere.

Non lo consiglierei ad un qualunque lettore accanito, rischierebbe di trovarlo di poca sostanza, ma per un bambino vecchio un po' nostalgico può essere una piacevole distrazione, non troppo impegnativa, ma neanche superficiale. Che inoltre ha il pregio, sul finale, di lasciarti dei dubbi stuzzicanti.

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