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domenica 29 giugno 2014

Uno sproposito di gente orribile


HOUSE OF CARDS – GLI INTRIGHI DEL POTERE
 
 
Il thriller politico non è il mio genere (troppo lontano da me e dalla mia visione del mondo), e quando il MPM mi ha proposto questa serie Tv ero piuttosto scettica. Invece mi ha presa subito, sin dalla prima puntata! Intanto perché è realizzata da dio: trama, dialoghi, personaggi... E poi perché è così cerebrale, arguta, intelligente... e piena di sorprese! Con interpreti notevoli e punti di vista impeccabilmente espressi!

Di fatto, una serie sul potere, come ci illustra il sottotitolo, e sui modi in cui lo si può vivere e consumare (o in cui è lui che consuma te), dove, per sopravvivere (ossia vincere) devi dire il contrario di quello che pensi, esercitando la subdola arte della manipolazione. Su chiunque.

Ci sono momenti molto forti, soprattutto a livello etico, e uno sproposito di gente orribile. Senza vergogna e con un allucinante vello sullo stomaco, che ogni battito di ciglia non si perita di ribaltare la massima kantiana, per cui l'uomo diviene un mezzo e non un fine. Qualunque sia il rapporto.

Il problema è che tutto ciò non sembra esagerato, ma tremendamente realistico e plausibile. E nauseante. Ma i personaggi non si pongono il problema, perché qui le regole sono diverse, e l'unico vero crimine è la sconfitta.

Il personaggio che preferisco è Claire (un'eccellente Robin Wright), che è disposta a tutto, ma più che altro per non annoiarsi. E dunque, questo tutto, presuppone classe, eleganza e una notevole raffinatezza. Talvolta, addirittura di soavità. Ma ugualmente forza e determinazione. Magnifica.

Suo marito, Francis/Frank Underwood (Kevin Spacey, suadente ed efficacissimo...) è in apparenza simile, ma invero diametralmente diverso: è vorace, avido, divorato dall'ambizione. E spesso ci sembra un mocciosetto alle prese con il giocattolo rotto, che frigna e batte il piedino per terra. Con la differenza che lui, come bambino, è pericoloso, privo di remore e maledettamente lungimirante, capace di calcolare sui lunghi periodi esattamente a quali conseguenze andrà incontro spostando ciascuna pedina, sia pur di poco, secondo il suo ponderato capriccio.

Il gioco, naturalmente, consiste nella scalata al potere, perché lo scopo di Frank, a quel che ci dice (perché sì, con noi si confida, ammiccando, guardandoci in faccia, omaggiandoci con perle di saggezza e facendoci apprezzare le sfumature), è la vice presidenza degli Stati Uniti.

E, bisogna riconoscerlo, Frank sa giocare.

E' magnetico, affascinante. Letale. E mentre suscita il mio disgusto riesce persino a piacermi (ma Claire resta sempre superiore, e leggiadramente elevata, laddove Frank, spesso sguazza nel viscido).

In ultimo segnalo che trovo estremamente affascinante il rapporto tra loro due, Frank e Claire. Non so se si possa davvero parlare d'amore, ma l'intesa è perfetta. Anche mentre si sgretola.

P.S.

Prima o poi mi toccherà leggere l'opera che ha ispirato questa serie, il romanzo omonimo di Michael Dobbs.

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