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sabato 21 giugno 2014

Distopico e oscurantista


FAHRENHEIT 451
di Ray Bradbury
 
 
Se ami i libri questo romanzo ti farà soffrire, perché ti smuoverà qualcosa dentro, qualcosa di profondo e delicato, che trascende il libro in sé, che va oltre, che raggiunge l'assoluto e il tuo essere umano. Ma non temere, e abbi fiducia: questo qualcosa, che non saprei meglio definire, ma che è importante e fa parte di te, alla fine ti sarà restituito, più brillante e luminoso, e ne sarei solo più consapevole. E grato.

Forse è l'opera più famosa di Ray Bradbury, quella più sconvolgente: qui i pompieri non spengono gli incendi, ma bruciano i libri (quella indicata nel titolo, è la temperatura necessaria per dar fuoco alla carta). Perché i libri sono fuorilegge e possederli è reato. Figurarsi leggerli. Per l'informazione e il relax ci si deve rivolgere in esclusiva alla televisione. Pesante, eh? E non c'è nemmeno Sky.

Siamo nel futuro, distopico e oscurantista, dove conosciamo Guy Montag, vigile del fuoco, dedito al lavoro, marito devoto, in qualche modo vittima della propaganda. Sino a che... il nostro infrange la normativa vigente e legge qualche paragrafo di uno dei testi che dovrebbe dare alle fiamme. La sua vita ne sarà sconvolta, e inizierà a salvare qualche volume. E poi altri. Fino a che le cose cominceranno ad andare più velocemente e lui comincerà a pensare.

Come in tutti i migliori romanzi di fantascienza le tematiche non sono meramente legate alla fantasia, ma sanno di critica, di denuncia sociale, di allarme preventivo, di paura e di riflessione, oltre che di tensione e intrattenimento. Sono profondamente radicate nell'uomo e nella sua sensibilità, rimestando nel suo possibile futuro, che però ha il suo fondamento nell'oggi, e, pur a distanza di sessant'anni, restano atrocemente attuali.

Sotto certi aspetti non si può non accostare “Farhenheit”a “1984” di Orwell, sotto altri... be', Fahrenheit è più semplice, meno cupo, meno doloroso, nonostante tutto, più ottimistico, e magari più adatto ad essere letto in giovane età, e più immediato, sin dalle prime righe.

Se devo essere onesta, alla fine lascia qualcosina di meno, pur rappresentando comunque un arricchimento notevole, uno di quei romanzi che, semplicemente “vanno letti” e che restano sempreverdi e indimenticabili, indipendentemente dalla passione per la fantascienza (o per la lettura).

Montag come protagonista non spacca, non ci affezioniamo più di tanto a lui. Ma lui siamo noi, lo sentiamo comunque vicino al nostro modo di essere, perché tanti suoi ragionamenti sarebbero i nostri se fossimo nati al suo posto, e alla fine speriamo che gli vada tutto bene, che ce la faccia. E poi ci avviciniamo alla sua vicenda, a quello che deve affrontare, e a come lui matura e cresce in rapporto ad essa. Al potente messaggio che ci comunica.

E a questo proposito, la critica di Bradbury, tornando al confronto con Orwell, al di là del potere del libro in sé (che forse un autore più sofisticato avrebbe strumentalizzato, e non solo gettato al rogo, anche se indubbiamente in questo modo l'opera ha maggior impatto), è più contro i Media, che verso i Regimi Totalitari, più contro la “censura per addizione” che la censura e basta.

E guarda un po', è proprio quella che abbiamo in Italia, oggi. Quella per cui disquisiamo di gossip e di partite di calcio, ma ignoriamo le basi dell'economia, andando dietro a chi inveisce come un ossesso strepitando che... Okay, qui mi fermo. E' un blog di cultura, questo, non di politica.

Romanzo attuale, si diceva...

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