FAHRENHEIT
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di Ray Bradbury
Se
ami i libri questo romanzo ti farà soffrire, perché ti smuoverà
qualcosa dentro, qualcosa di profondo e delicato, che trascende il
libro in sé, che va oltre, che raggiunge l'assoluto e il tuo essere
umano. Ma non temere, e abbi fiducia: questo qualcosa, che non saprei
meglio definire, ma che è importante e fa parte di te, alla fine ti
sarà restituito, più brillante e luminoso, e ne sarei solo più
consapevole. E grato.
Forse
è l'opera più famosa di Ray Bradbury, quella più sconvolgente: qui
i pompieri non spengono gli incendi, ma bruciano i libri (quella
indicata nel titolo, è la temperatura necessaria per dar fuoco alla
carta). Perché i libri sono fuorilegge e possederli è reato.
Figurarsi leggerli. Per l'informazione e il relax ci si deve
rivolgere in esclusiva alla televisione. Pesante, eh? E non c'è
nemmeno Sky.
Siamo
nel futuro, distopico e oscurantista, dove conosciamo Guy Montag,
vigile del fuoco, dedito al lavoro, marito devoto, in qualche modo
vittima della propaganda. Sino a che... il nostro infrange la
normativa vigente e legge qualche paragrafo di uno dei testi che
dovrebbe dare alle fiamme. La sua vita ne sarà sconvolta, e inizierà
a salvare qualche volume. E poi altri. Fino a che le cose
cominceranno ad andare più velocemente e lui comincerà a pensare.
Come
in tutti i migliori romanzi di fantascienza le tematiche non sono
meramente legate alla fantasia, ma sanno di critica, di denuncia
sociale, di allarme preventivo, di paura e di riflessione, oltre che
di tensione e intrattenimento. Sono profondamente radicate nell'uomo
e nella sua sensibilità, rimestando nel suo possibile futuro, che
però ha il suo fondamento nell'oggi, e, pur a distanza di
sessant'anni, restano atrocemente attuali.
Sotto
certi aspetti non si può non accostare “Farhenheit”a “1984”
di Orwell, sotto altri... be', Fahrenheit è più semplice, meno
cupo, meno doloroso, nonostante tutto, più ottimistico, e magari più
adatto ad essere letto in giovane età, e più immediato, sin dalle
prime righe.
Se
devo essere onesta, alla fine lascia qualcosina di meno, pur
rappresentando comunque un arricchimento notevole, uno di quei
romanzi che, semplicemente “vanno letti” e che restano
sempreverdi e indimenticabili, indipendentemente dalla passione per
la fantascienza (o per la lettura).
Montag
come protagonista non spacca, non ci affezioniamo più di tanto a
lui. Ma lui siamo noi, lo sentiamo comunque vicino al nostro modo di
essere, perché tanti suoi ragionamenti sarebbero i nostri se fossimo
nati al suo posto, e alla fine speriamo che gli vada tutto bene, che
ce la faccia. E poi ci avviciniamo alla sua vicenda, a quello che
deve affrontare, e a come lui matura e cresce in rapporto ad essa. Al
potente messaggio che ci comunica.
E
a questo proposito, la critica di Bradbury, tornando al confronto con
Orwell, al di là del potere del libro in sé (che forse un autore
più sofisticato avrebbe strumentalizzato, e non solo gettato al
rogo, anche se indubbiamente in questo modo l'opera ha maggior
impatto), è più contro i Media, che verso i Regimi Totalitari, più
contro la “censura per addizione” che la censura e basta.
E
guarda un po', è proprio quella che abbiamo in Italia, oggi. Quella
per cui disquisiamo di gossip e di partite di calcio, ma ignoriamo le
basi dell'economia, andando dietro a chi inveisce come un ossesso
strepitando che... Okay, qui mi fermo. E' un blog di cultura, questo,
non di politica.
Romanzo
attuale, si diceva...
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