GLI
OCCHI DEL DRAGO
di Stephen King
Raccontato
come una fiaba, è in realtà un romanzo fantasy dal sapore antico,
adatto anche ai lettori più giovani, ma non per questo bambinesco o
infantile.
L'intreccio
è classico, della serie Bene contro Male, con un bel po' di magia in
mezzo, ma l'opera risulta ugualmente pregevole per molti motivi, ed
anzi: non solo si tratta di un buon libro, per quanto semplice e
lineare, ma è addirittura migliore rispetto ai successi di tanti
autori specializzati in questo genere, oltre ad uno dei più carini
fra quelli del Re, benché non brilli per originalità o spirito
d'innovazione.
Scritto
molto bene, coinvolgente, ricco d'atmosfera (con più atmosfera che
accadimenti, in effetti), vanta bei personaggi, compresi i cattivi,
mirabilmente approfonditi a livello psicologico. Il protagonista è
Peter, il principe buono, destinato a diventare Re, che farà breccia
nel nostro cuore senza difficoltà (e per quanto sia praticamente
perfetto non è per nulla antipatico), ma è suo fratello Thomas,
morso dall'invidia e dal rancore, a rivelarsi il più interessante...
E poi c'è Flagg, Randall Flagg... E qui evito di fare spoiler, ma ci
si esalta di brutto se si colgono i collegamenti con la saga de “La
Torre Nera” e con “L'Ombra dello Scorpione”! Il mondo incantato
in cui si svolge la vicenda ci ricorda parecchio l'eptalogia
western-horror-fantasy di King (e se non ricordo male è nel secondo
libro, “La chiamata dei tre”, che rincontriamo fugacemente Thomas
e Dennis), ma in quanto al nome del sovrano, Re Roland, mi pare
evidente che le assonanze col nostro pistolero di Gilead inizino e
finiscano proprio con il nome...
Se
mi sbaglio, però, avvertitemi: ho letto “Gli occhi del drago”
anni prima de “L'ultimo cavaliere” e tante cose mi possono
sfuggire... Quel che ricordo con chiarezza, però, è che questo
libro mi era stato regalato per caso e io ero un po' diffidente:
scritto da King per la figlia, una bambinetta di pochi anni, e per
giunta un fantasy imperniato su una trama che non mi pareva granché,
con il mago di corte che attenta alla vita del sovrano e fa ricadere
la colpa sul primogenito...
Ma
mi sono dovuta ricredere: “Gli occhi del drago” è uno di quei
sempre troppo rari romanzi che non si limitano ad intrattenere, ma
fanno compagnia, recando lo stesso conforto di un amico fidato, con
cui è bello scambiare quattro chiacchiere e che è splendido
ascoltare.
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