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giovedì 26 giugno 2014

Non brilla per colpi di scena


ANNA DAI CAPELLI ROSSI
di Lucy Maud Montgomery
 
 
Sì, proprio lei: la romantica e fantasiosa orfanella che abbiamo imparato ad amare durante l'infanzia, nell'omonimo cartone animato trasmesso sulla Rai (a dire il vero io l'ho scoperto all'università, ma meglio tardi che mai!)!

Non si trattava di un soggetto originale, ma di un adattamento ispirato a questo romanzo (noto anche come “Anna dai tetti verdi”), che mantiene intatta la straordinaria personalità di Anna (non priva di esagerazioni, intemperanze e magnifiche vocazioni al dramma), permettendoci di ripercorrerne la storia con un mezzo diverso, senza ripetizioni, con pochissime omissioni, ma con nostalgico piacere e tanta, tanta freschezza, benché l'opera risalga alla prima decade del 1900.

E i punti di forza sono proprio gli stessi: la poesia di base (filtrata anche attraverso le accurate, ma non eccessive, descrizioni della natura), la dolcezza dell'infanzia, la visione ottimistica e improntata alla positività della nostra eroina, i personaggi, e quindi lei, l'irresistibile protagonista, ma anche i bei comprimari, Matthew e Marilla, in particolare, con la loro profonda umanità e, nel caso di Marilla, di un notevole pragmatismo, che sovente fa da contraltare alle stravaganze di Anna.

La trama non brilla per colpi di scena, semplicemente narra le gesta di questa mirabile ragazzina, tanto comune, quanto eccezionale, assegnata ad una famiglia composta da fratello e sorella (Matthew e Marilla, appunto), i quali, però, avevano chiesto fosse affidato loro un maschio. Ma che, comunque, affezionatisi alla piccola, decidono ugualmente di tenerla con sé.

In apparenza, dunque, nulla di illuminante, ma se si considerano tante letture per l'infanzia fondate su privazioni, strazi e infelicità varie, specie se i protagonisti sono senza genitori (si vedano “Oliver Twist”, “Senza famiglia” & Friends), quest'opera, in cui finalmente si dà spazio ad un percorso di crescita personale, ai rapporti umani, e alla realtà quotidiana (che comunque pullula di piccoli, ma importanti avvenimenti, nel nostro caso rivisti con gli occhi dell'irrequieta ragazzina dai capelli rossi, che non riesce a non sognare ad occhi aperti e ad immaginarsi diversa, e magari pure con un altro nome), costituisce un'autentica ventata di gioia, tenerezza e divertimento!

E poi, in fin dei conti, letteratura per l'infanzia è solo un'etichetta: io ho letto il romanzo qualche anno fa, e l'ho trovato stupendo. E per nulla infantile.

Ma le sorprese non sono finite (lo dico per chi accusa la mancanza dell'anime): anche se il libro ha una fine, la storia di Anna non termina qui, ma procede attraverso numerosi romanzi (7 + un prequel apocrifo) che la seguono durante la vita, il matrimonio, etc. molto oltre il “the end” imposto al cartone animato.

Per completezza, segnalo anche il manga in tre volumi di Yumiko Igarashi (coautrice di Candy Candy e autrice di Georgie), che suppergiù ripropone i contenuti del primo volume della Montgomery, con in più disegni tipici del genere shojo, con gli occhioni stellati e i fiori che spuntano ogni due per tre.

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