LA
CHIMERA
di Sebastiano Vassalli
Pensavo
che il titolo alludesse al mostro mitologico, invece è una regione
del novarese. E forse anche la rappresentazione di un'illusione,
quella della Chiesa, che lungi dal funzionare come istituzione,
rifugio, riferimento e centro di aggregazione, diviene strumento per
la diffusione di pregiudizio e maldicenze.
Siamo
nel 1660, in una società rurale e superstiziosa, dove Antonia, rea
di essere bella, giovane ed innamorata, oltre che oggetto di troppi
pettegolezzi, deve affrontare un processo-farsa per stregoneria. Ma
c'è poco da scherzare, perché l'esito potrebbe essere il rogo.
In
realtà del processo si comincia a parlare solo a metà libro (o
forse persino un po' più in là), perché prima impariamo a
conoscere lei e, soprattutto, a comprendere il mondo in cui vive.
La
ricostruzione storica è ottima e minuziosa (benché a tratti un poco
invadente), lo stile abbastanza scorrevole, nonostante fiocchino le
descrizioni e ci siano momenti di eccessiva prolissità, Antonia è
antipatica (poveretta, non è colpa sua), ma ci coinvolge tantissimo
la sua vicenda umana (tanto che tifiamo per lei), dominata, ahimè,
dall'ignoranza dei compaesani e della Chiesa (che qui viene sferzata
e criticata in lungo e in largo).
Nell'insieme
il libro mi è piaciuto: si legge volentieri, e dove non riesce ad
essere avvincente, risulta comunque interessante, satirico e
accurato. Personalmente, però, credo che l'autore divaghi un po'
troppo, specialmente perché, di fatto, la vicenda davvero saliente
inizia davvero tardi e il ritmo ne risente (è anche vero, peraltro,
che così abbiamo gli strumenti per familiarizzare di più con il
contesto storico, la mentalità – malata – dell'epoca, e di
apprezzare maggiormente quanto succede poi).
Arrivati
alla parte finale, tuttavia, si vorrà seguitare a leggere a tutti i
costi, perché allora sì che Vassalli ha la nostra completa
attenzione. E riesce a non deluderla e a gestirla bene.
Ci
sono molti libri più belli, significativi e intensi di questo, ma
non ce n'è nessuno che sia uguale (che io sappia).
Per
me, questo, è un motivo sufficiente per volerlo leggere.
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