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domenica 15 giugno 2014

Un romanzo cerebrale


IL PENDOLO DI FOUCAULT
di Umberto Eco
 
 
Uno dei suoi meno riusciti, a detta di molti, da tirare fuori dalla finestra.

E anche uno dei miei preferiti, tra i suoi, che se la gioca con “Il nome della Rosa” (la scelta dipende molto dal mio umore quando mi si pone la domanda).

Non per la trama. La trama è carina, intelligente, congegnata ad arte, imperniata sul flashback, ma mi è rimasta impressa solo fino ad un certo punto (ho letto il volume oltre vent'anni fa, ed è bello complesso).

Quel che mi è rimasto impresso è che le mie sinapsi mentali ballavano dalla contentezza, mentre i miei neuroni si ubriacavano e si davano ai balletti sconci. Sì, perché questo (come pressoché tutti i libri di Eco), per quanto dia importanza ai personaggi e al loro sentire, per quanto sappia essere introspettivo ed emozionante, è soprattutto un romanzo cerebrale, ricco di riferimenti, citazioni, allusioni colte (e non) spesso reinterpretati, decostruiti o rimontati secondo esigenze.

Qui, però, abbiamo in primis una rivisitazione magica (sì, c'è anche tutta la questione del complotto, ma mi interessa meno, sebbene abbia un ruolo centrale): della Cabala, dei Templari (i protagonisti), dei Rosa Croce, dei Massoni e Gnostici (etc, etc) passando (di sfuggita) pure per il Candomblé... Insomma, per chi si diletta (nel mio caso, a livello meramente storico-teorico e comunque molto basic) di esoterismo, esaltazione allo stato puro, ma con ironia, scherzosamente e senza fanatismi.

In definitiva, mi sono divertita da pazzi (alla faccia di Dan Brown, che, per quanto mi riguarda, scrive male, inventa peggio, ed è lontano anni luce dalla raffinatezza, dall'eleganza e dalla cultura di Eco, avendo come unico talento quello di “banalizzare per il consumo del popolo” pasticciando la Storia in salsa gialla), tempestata di stimoli e di curiosità, trovando l'occasione di mettere alla prova le mie conoscenze e di appassionarmi a punti di vista nuovi!

Anche la trama, però, mi aveva preso: ritmata, incalzante, non priva di momenti di tensione e qualche colpo di maglio inferto con forza. O di momenti in cui realtà e finzione si sovrappongono, deliziandoci ancora di più. O di solletico intellettuale.

E' vero, ci sono momenti in cui la narrazione stagna un poquito... Ma poco, e ad ogni modo vale davvero la pena di andare avanti. Anzi, ad un certo punto, il difficile, sarà interrompere la lettura... Che va bene, non è di fruizione immediata, ma alla fine sono questi i libri migliori, no?

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