IL
PENDOLO DI FOUCAULT
di Umberto Eco
Uno
dei suoi meno riusciti, a detta di molti, da tirare fuori dalla
finestra.
E
anche uno dei miei preferiti, tra i suoi, che se la gioca con “Il
nome della Rosa” (la scelta dipende molto dal mio umore quando mi
si pone la domanda).
Non
per la trama. La trama è carina, intelligente, congegnata ad arte,
imperniata sul flashback, ma mi è rimasta impressa solo fino ad un
certo punto (ho letto il volume oltre vent'anni fa, ed è bello
complesso).
Quel
che mi è rimasto impresso è che le mie sinapsi mentali ballavano
dalla contentezza, mentre i miei neuroni si ubriacavano e si davano
ai balletti sconci. Sì, perché questo (come pressoché tutti i
libri di Eco), per quanto dia importanza ai personaggi e al loro
sentire, per quanto sappia essere introspettivo ed emozionante, è
soprattutto un romanzo cerebrale, ricco di riferimenti, citazioni,
allusioni colte (e non) spesso reinterpretati, decostruiti o
rimontati secondo esigenze.
Qui,
però, abbiamo in primis una rivisitazione magica (sì, c'è anche
tutta la questione del complotto, ma mi interessa meno, sebbene abbia
un ruolo centrale): della Cabala, dei Templari (i protagonisti), dei
Rosa Croce, dei Massoni e Gnostici (etc, etc) passando (di sfuggita)
pure per il Candomblé... Insomma, per chi si diletta (nel mio caso,
a livello meramente storico-teorico e comunque molto basic) di
esoterismo, esaltazione allo stato puro, ma con ironia,
scherzosamente e senza fanatismi.
In
definitiva, mi sono divertita da pazzi (alla faccia di Dan Brown,
che, per quanto mi riguarda, scrive male, inventa peggio, ed è
lontano anni luce dalla raffinatezza, dall'eleganza e dalla cultura
di Eco, avendo come unico talento quello di “banalizzare per il
consumo del popolo” pasticciando la Storia in salsa gialla),
tempestata di stimoli e di curiosità, trovando l'occasione di
mettere alla prova le mie conoscenze e di appassionarmi a punti di
vista nuovi!
Anche
la trama, però, mi aveva preso: ritmata, incalzante, non priva di
momenti di tensione e qualche colpo di maglio inferto con forza. O di
momenti in cui realtà e finzione si sovrappongono, deliziandoci
ancora di più. O di solletico intellettuale.
E'
vero, ci sono momenti in cui la narrazione stagna un poquito... Ma
poco, e ad ogni modo vale davvero la pena di andare avanti. Anzi, ad
un certo punto, il difficile, sarà interrompere la lettura... Che va
bene, non è di fruizione immediata, ma alla fine sono questi i libri
migliori, no?
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