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martedì 4 novembre 2014

Da riscrivere


L'ULTIMO ESORCISMO
di Daniel Stamm

(2010)
 
 
Indubbiamente è un filmaccio.

Il solito finto documentario, con la solita formula a base di rumori e di suggestioni fondate sul nulla. Per giunta con riprese sfocata, in cui ti dicono vedi, forse, ma in cui non vedi un tubo. Verboso, per giunta... E noioso, noioso da uccidersi. Perché è piatto. Non c'è introspezione, coinvolgimento, interesse... Nada. Speri solo che finisca.

Solo che poi arriva l'ultima scena.

E già prima di essa giunge l'inquietudine. Sfumata, sottile, carica di dubbio. E proprio quando siamo sul punto di convincerci che è tutta fuffa e stiamo andando via... si torna indietro e arriva l'orrore.

Non tanto a livello visivo. Gli effetti speciali non sono granché. Ma più sotto, in modo strisciante. Qualcosa che va toccare le nostre paure ancestrali, che ribalta una situazione che pareva risolta, che rimette in discussione tutto.

Per me è stato traumatizzante, ma in senso positivo.

Certo, arrivare fin lì è dura, non si fa che sbuffare... E ciò benché l'idea di base non sia così malvagia, per quanto realizzata con un sistema ormai inflazionato e sleale (la faccenda delle immagini sfocate)...

C'è questo reverendo, Cotton Marcus, che è un po' in crisi con la sua fede e viene chiamato per un esorcismo. Tende a procedere con razionalità, portandosi appresso qualche trucchetto, oltre alla telecamera, nella convinzione che le presunte possessioni demoniache nascondano retroscena diversi, fatti di abusi familiari e problemi psichici. Di solito ha ragione. Questa volta no. Non proprio, nonostante l'ambiente retrogrado e lo squallore.

Ma la questione è di portata maggiore rispetto a quel che potremmo legittimamente aspettarci. E, okay, lo capiamo abbastanza in fretta, anzi, noi spettatori ce lo aspettiamo proprio, però... Ci sono alcuni particolari davvero entusiasmanti che mi hanno fatto fremere lo stomaco.

In sostanza, per quanto la sceneggiatura sia da riscrivere, ci sono alcuni aspetti davvero pregevoli sul piano contenutistico, tematiche interessanti e ottimi spunti di riflessione, spruzzati di denuncia sociale. Il problema è solo che non sono stati sviluppati in modo efficace.

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