L'ULTIMO
ESORCISMO
di Daniel Stamm
(2010)
Indubbiamente
è un filmaccio.
Il
solito finto documentario, con la solita formula a base di rumori e
di suggestioni fondate sul nulla. Per giunta con riprese sfocata, in
cui ti dicono vedi, forse, ma in cui non vedi un tubo. Verboso, per
giunta... E noioso, noioso da uccidersi. Perché è piatto. Non c'è
introspezione, coinvolgimento, interesse... Nada. Speri solo che
finisca.
Solo
che poi arriva l'ultima scena.
E
già prima di essa giunge l'inquietudine. Sfumata, sottile, carica di
dubbio. E proprio quando siamo sul punto di convincerci che è tutta
fuffa e stiamo andando via... si torna indietro e arriva l'orrore.
Non
tanto a livello visivo. Gli effetti speciali non sono granché. Ma
più sotto, in modo strisciante. Qualcosa che va toccare le nostre
paure ancestrali, che ribalta una situazione che pareva risolta, che
rimette in discussione tutto.
Per
me è stato traumatizzante, ma in senso positivo.
Certo,
arrivare fin lì è dura, non si fa che sbuffare... E ciò benché
l'idea di base non sia così malvagia, per quanto realizzata con un
sistema ormai inflazionato e sleale (la faccenda delle immagini
sfocate)...
C'è
questo reverendo, Cotton Marcus, che è un po' in crisi con la sua
fede e viene chiamato per un esorcismo. Tende a procedere con
razionalità, portandosi appresso qualche trucchetto, oltre alla
telecamera, nella convinzione che le presunte possessioni demoniache
nascondano retroscena diversi, fatti di abusi familiari e problemi
psichici. Di solito ha ragione. Questa volta no. Non proprio,
nonostante l'ambiente retrogrado e lo squallore.
Ma
la questione è di portata maggiore rispetto a quel che potremmo
legittimamente aspettarci. E, okay, lo capiamo abbastanza in fretta,
anzi, noi spettatori ce lo aspettiamo proprio, però... Ci sono
alcuni particolari davvero entusiasmanti che mi hanno fatto fremere
lo stomaco.
In
sostanza, per quanto la sceneggiatura sia da riscrivere, ci sono
alcuni aspetti davvero pregevoli sul piano contenutistico, tematiche
interessanti e ottimi spunti di riflessione, spruzzati di denuncia
sociale. Il problema è solo che non sono stati sviluppati in modo
efficace.
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