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mercoledì 5 novembre 2014

Regalano avventura...


SAHARA
di Clive Cussler
 
 
Clive Cussler non mi fa impazzire, men che meno il suo Dirk Pitt, Direttore dei Progetti Speciali della N.U.M.A. (National Underwater & Marine Agency), playboy, scavezzacollo dalle mille risorse, nonché protagonista della maggioranza dei suoi successi, che trovo vagamente antipatico e altamente irritante (tanto che ho iniziato ad odiare gli occhi verdi). Come quasi tutti gli altri personaggi, comprimari, ricorrenti o di mero di contorno, Al Giordino (spalla e collega di Pitt) compreso: troppo leccati, patinati, piatti, e scarsamente autentici.

Tuttavia, devo riconoscere, quando uno è azzerato mentalmente e fisicamente, piuttosto che lobotomizzarsi davanti alla televisione, può benissimo concedersi un romanzo di Cussler. E magari trarne anche un po' di piacere (i riferimenti storici sono curati, variegati e spesso stimolanti, mentre le descrizioni relative all'ambiente e le scene d'azione non sono male).

Ecco perché in gioventù ne ho letti diversi (ora, sinceramente, non ce la faccio): sono semplici, veloci, con un buon ritmo e regalano avventura... Di di tipo marchiato best seller, okay, abbastanza prevedibile, patinato e scontato, ma per questo confortante, dato che i cattivi (spesso cattivissimi) finiscono come devono finire e l'happy end non manca mai...

Tra tutti (quelli che ho letto io e che hanno la tendenza a confondermisi in testa, dato che, a leggerli di seguito, sono abbastanza simili fra loro – ad esempio: “Dragon”, “Tesoro”, “Enigma” e “Recuperate il Titanic!”...) “Sahara” è quello meglio caratterizzato e più incisivo, in cui i personaggi hanno un millimetro di spessore in più rispetto al consueto (a volte lo sgradevole Pitt ha quasi una scintilla di fascino), e la trama è tutto sommato avvincente, soprattutto nel suo incipit: un'invasione di alghe rosse che divora l'ossigeno e rischia di compromettere l'intero pianeta... Così come degno di interesse è il tema del tiranno malese, che spunta più avanti...

Clive Cussler ritratto dal nostro vignettista
 
Non è una lettura impegnativa, e non chiede molto al lettore. Soprattutto di intrattenerlo. E lo fa, ci riesce, anche abbastanza bene, seppur esagerando spesso e talvolta sparandole grosse. Ma questo non mi pare un grosso difetto: la plausibilità di fondo c'è, e tanto basta (anche se avrei fatto a meno delle premesse sulla corazzata Texas e sull'aviatrice Kitty Mannock, che, anziché incuriosirmi, mi sembrano solo dispersive e allunga-brodo).

Il problema, per quanto mi riguarda, è proprio Pitt: lo detesto. Oltre al fatto che ha un nome orribile, perché mi fa venire voglia di prenderlo a cartoni in faccia...

Ma il romanzo si lascia leggere, pur senza entusiasmi...

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