DYLAN
DOG – VITTIMA DEGLI EVENTI
(film
di circa 50 minuti realizzato dai fan, col permesso degli aventi
diritto, e visibile gratuitamente su YouTube)
scritto
da Luca Vecchi e diretto da Claudio di Biagio
Sostanzialmente
un atto d'amore, tenero e commovente, verso un personaggio di carta
che ha visto tempi migliori (a tal proposito mi richiamo ai miei post
del 19/3/2014 e del 13/10/2014).
Se
dovessi parlarne come del lavoro dilettantesco di un gruppo di
appassionati direi che è un capolavoro e farei i complimenti a
tutti, ma visto l'impegno profuso dagli autori lo recensirò con
maggior rispetto (e quindi maggior severità), esattamente come se si
trattasse di un'opera di professionisti che ho visto al cinema e per
cui ho pagato il biglietto (anche se, per carità, tra i componenti
del cast c'è anche chi lo è veramente, un professionista)...
Intanto
colpisce l'accuratezza straordinaria con cui sono stati costruiti
fisicamente i personaggi, e poi la realizzazione di ambienti e
costumi, che a tratti sfiora l'eccellenza. Certo, Bloch con la barba
fa un po' specie, e dovrebbe essere più imponente (ho capito che è
Alessandro Haber, però, Giuda ballerino!), ma Dylan e Groucho sono
somigliantissimi, Madame Trelkovski
(una
splendida Milena Vukotic) è eccezionale, mentre Hamlin è
stato reinterpretato in modo interessante. Dispiace un po' per
l'ambientazione romana, che a tratti stride parecchio (con tutto che
la fotografia è molto bella e che comprensibilmente girare a Londra
sarebbe stato eccessivamente costoso), ma la casa della Trelkovski,
la porta rossa di Dylan o il corridoio di casa sua, sono praticamente
perfetti. Forse lo studio si poteva realizzare meglio: sembra troppo
ampio ed eccessivamente caotico, ma nel complesso rende bene l'idea
(c'è pure il poster di “The Rocky Horror Picture Show”), e
stupenda e suggestiva è la trovata delle Vestali.
In
quanto ai personaggi veri e propri... beh, qui qualche critica da
fare emerge: le idiosincrasie e le particolarità ci sono tutte, ben
calibrate, e rese con sufficiente naturalezza (più o meno), ma la
voce di Dylan è abbastanza sgradevole e l'interprete spesso tende a
mangiucchiarsi le parole (presto ci si abitua, ma all'inizio è
abbastanza traumatizzante, specie perché sovente DD deve pronunciare
frasi lunghe). La cosa che spiace di più, però, non è questa (che
in fondo è una piccolezza), ma la pesanezza del personaggio: è vero
che Dylan è un tipo malinconico, ma le sue caratteristiche migliori
sono l'autoironia (qui quasi del tutto trascurata), la capacità di
immedesimazione del prossimo, l'impulsività, la passione... Anzi,
nel complesso questo DD è non solo troppo serio, ma pure pedante,
freddo, rigido! Peccato. Il Dylan di “Vittima degli eventi”
potrebbe al più essere avvicinato un poco a Francesco Dellamorte, ma
a Dylan Dog... no davvero (certo, considerato che nei ringraziamenti
finali è soprattutto a Roberto Recchioni che ci si rivolge, capisco
che l'autentico spirito del personaggio – che poi è quello dello
stesso Sclavi – possa essere stato dimenticato...)! Groucho se la
cava assai meglio (accento a parte), e nel complesso è davvero
simpatico, benché con sfumeture diverse rispetto “all'originale”
cartaceo, però avrebbe potuto essere più incalzante, e avere più
verve.
Anche
la Trelkovski
(che pure mi è piaciuta tantissimo), avrebbe potuto essere un
pizzico più sorniona, mentre Hamlin (che ugualmente ho apprezzato)
mi avrebbe dovuto essere un poco più sghignazzante e malefico, meno
dolente, anche se indubbiamente, anche così, non è privo di
fascino...
In
quanto alla trama, i pregi sono più a livello evocativo che
contenutistico: molto carina e ad effetto la scena iniziale (con
stimolanti scelte registiche in quanto ad inquadrature), labile e non
molto coinvolgente il caso in sé, che tende ad essere dimenticato e
a passare in secondo piano, ma degna di nota la rivelazione finale,
con i riferimenti a Beatrice Cenci e al multiverso (che sanano e
giustificano le stonature legate all'ambientazione romana, finendo,
anzi, con l'aggiungere qualcosa in più, una nota raffinata e
profonda, che un po' rimanda al DD n. 43, “Storia di Nessuno”).
Certo,
alcuni passaggi sono davvero superflui e pretestuosi, altri un poco
confusi, e i tempi, talvolta, andrebbero lievemente ristretti perché
compromettono il ritmo, ma pazienza, perché la bellezza di
quest'opera sta anche nelle intenzioni, nel gusto per i dettagli,
negli ammiccamenti ai fan... E, in tal senso, ci vengono offerte un
sacco di emozioni straordinarie, quali: la “materializzazione”
del maggiolone (e della sua targa), di Glenda e Dora... e persino di
Safarà (che è uno spettacolo)! Deliziosa, poi, la diatriba
violino/clarinetto/Guitar Hero, che, forse, vuole solo essere
qualcosa a metà fra un omaggio a Sherlock Holmes (che il Dylan dei
primi numeri in tante cose gli si ispirava) e un
aggiornamento/battuta, ma che forse, invece, è un altro richiamo al
n. 43 (e la faccenda del multiverso potrebbe indurmi a rafforzare
questa convinzione), in cui però Dylan suonava il sax... Anche se la
mancanza de “Il trillo del diavolo” si accusa.
Infine,
neanche gli effetti speciali sono malvagi: al contrario, sono rimasta
piacevolmente sorpresa, mentre il finale con la citazione di
“Golconda” è un vero colpo di genio, oltre che magnifico sotto
l'aspetto estetico (comunque sempre curato, non solo a livello
visivo).
Nel
complesso, comunque, un prodotto più che discreto, per cui i
complimenti a tutti sono assolutamente doverosi! Grazie!!!
Nessun commento:
Posta un commento