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lunedì 10 novembre 2014

Niente di che


MR. MERCEDES
di Stephen King
 
 
Francamente sono un po' delusa... In rete ho letto lodi sperticate relative a questo romanzo, c'è addirittura chi inneggia al capolavoro, ritenendo che, se negli ultimi anni il Re era in parabola discendente, con questo libro, invece, dimostri di essersi completamente ripreso. Non sono assolutamente d'accordo.

Non che “Mr. Mercedes” sia brutto. Non lo è. Vanta un ottimo ritmo (nonostante qualche parentesi di troppo, specie nella seconda metà) e uno stile notevole (quello targato King: contraddistinto, tra le altre cose, da ironia, approfondimenti psicologici efficaci, tanti dettagli che conferiscono credibilità, e dalla capacità di entrare nella mente dei personaggi...). Il punto, però, è che questo romanzo si legge in fretta ma si dimentica altrettanto rapidamente, senza che ti lasci molto. E' divertente, piacevole... ma nulla di più. Pare quasi “un prodotto seriale” alla King.

I personaggi sono resi ad arte, ma sembrano dei tipi ricorrenti dello Zio Steve, e sono uguali a troppi altri: il ragazzo sveglio, il cattivone psicopatico, l'eroe vecchio e stanco, ma con ancora parecchie carte da giocare... L'unico personaggio a cui son riuscita ad affezionarmi un minimo è Holly, forse perché è una ragazza speciale, un po' donna, un po' bambina... E anche questo è un “tipo” che in King ricorre spesso (il primo che mi viene in mente è Tom Cullen de “L'ombra dello Scorpione”), ma se non altro Holly è speciale a modo suo, mentre, ad esempio, Jerome è sveglio e in gamba, come molti altri ragazzini svegli e in gamba di King, senza niente di diverso, a parte le sue fastidiosissime imitazioni, a renderlo indiscutibilmente “lui”.

Intendiamoci, di per sé nessuno di loro, né Hodges, né Jerome, né Janey sono male (e paradossalmente è soprattutto la sgradevole Olivia Trelawney ad essere caratterizzata in modo magistrale). Ma sembrano tutti la ripetizione con un nome e un contesto diverso di qualcuno già incontrato (forse il problema non è il romanzo in sé, ma la circostanza che di King ho letto troppi libri... ma, al contempo, mi chiedo, Roland, Roland di Gilead, il mio Roland de “La Torre Nera”, si può forse confondere con qualcun altro? No).

Per il resto, la trama non è niente di che, ed anzi, in molti passaggi risulta fin troppo prevedibile. In quattro parole: Mr. Mercedes compie una strage ammazzando un po' di disoccupati in cerca di lavoro (tra cui una ragazza madre e sua figlia) investendoli con una Mercede rubata, appunto, e rimane impunito. A distanza di qualche anno si diverte a stuzzicare il pensionato Bill Hodges, ex detective, uno di quelli che aveva indagato sul suo caso, con una lettera e l'intento di indurlo al suicidio... Non ci riuscirà, ed anzi ne seguirà una battaglia psicologica a chi becca chi.

Niente di che, dicevo. E no, comunque la storia non è neanche malvagia... Però, ecco... Ci sono state delle volte in cui ho trovato geniale l'idea di base dei romanzi del Re (“Cell”, “The Dome”...) a prescindere dallo sviluppo. Questa non lo è, assurge quasi a classico, e se vogliamo, è perfino un po' parac (vocale misteriosa) la, cavalcando l'onda della crisi per suscitare una solidarietà umana più immediata con la faccenda dei disoccupati.

In definitiva, un romanzo che si legge volentieri, specie sul treno, velocemente e senza rimpianti, con una prosa di pregio. Ma convenzionale e già sentito.

Peccato.

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