MR.
MERCEDES
di Stephen King
Francamente
sono un po' delusa... In rete ho letto lodi sperticate relative a
questo romanzo, c'è addirittura chi inneggia al capolavoro,
ritenendo che, se negli ultimi anni il Re era in parabola
discendente, con questo libro, invece, dimostri di essersi
completamente ripreso. Non sono assolutamente d'accordo.
Non
che “Mr.
Mercedes”
sia brutto. Non lo è. Vanta un ottimo ritmo (nonostante qualche
parentesi di troppo, specie nella seconda metà) e uno stile notevole
(quello targato King: contraddistinto, tra le altre cose, da ironia,
approfondimenti psicologici efficaci, tanti dettagli che conferiscono
credibilità, e dalla capacità di entrare nella mente dei
personaggi...). Il punto, però, è che questo romanzo si legge in
fretta ma si dimentica altrettanto rapidamente, senza che ti lasci
molto. E' divertente, piacevole... ma nulla di più. Pare quasi “un
prodotto seriale” alla King.
I
personaggi sono resi ad arte, ma sembrano dei tipi ricorrenti dello
Zio Steve, e sono uguali a troppi altri: il ragazzo sveglio, il
cattivone psicopatico, l'eroe vecchio e stanco, ma con ancora
parecchie carte da giocare... L'unico personaggio a cui son riuscita
ad affezionarmi un minimo è Holly, forse perché è una ragazza
speciale, un po' donna, un po' bambina... E anche questo è un “tipo”
che in King ricorre spesso (il primo che mi viene in mente è
Tom Cullen de
“L'ombra dello Scorpione”), ma se non altro Holly è speciale a
modo suo, mentre, ad esempio, Jerome è sveglio e in gamba, come
molti altri ragazzini svegli e in gamba di King, senza niente di
diverso, a parte le sue fastidiosissime imitazioni, a renderlo
indiscutibilmente “lui”.
Intendiamoci,
di per sé nessuno di loro, né
Hodges, né Jerome, né Janey sono male (e paradossalmente è
soprattutto la sgradevole Olivia Trelawney ad
essere caratterizzata in modo magistrale). Ma sembrano tutti la
ripetizione con un nome e un contesto diverso di qualcuno già
incontrato (forse il problema non è il romanzo in sé, ma la
circostanza che di King ho letto troppi libri... ma, al contempo, mi
chiedo, Roland, Roland di Gilead, il mio Roland de “La Torre Nera”,
si può forse confondere con qualcun altro? No).
Per
il resto, la trama non è niente di che, ed anzi, in molti passaggi
risulta fin troppo prevedibile. In quattro parole: Mr. Mercedes
compie una strage ammazzando un po' di disoccupati in cerca di lavoro
(tra cui una ragazza madre e sua figlia) investendoli con una Mercede
rubata, appunto, e rimane impunito. A distanza di qualche anno si
diverte a stuzzicare il pensionato Bill Hodges, ex detective, uno di
quelli che aveva indagato sul suo caso, con una lettera e l'intento
di indurlo al suicidio... Non ci riuscirà, ed anzi ne seguirà una
battaglia psicologica a chi becca chi.
Niente
di che, dicevo. E no, comunque la storia non è neanche malvagia...
Però, ecco... Ci sono state delle volte in cui ho trovato geniale
l'idea di base dei romanzi del Re (“Cell”, “The Dome”...) a
prescindere dallo sviluppo. Questa non lo è, assurge quasi a
classico, e se vogliamo, è perfino un po' parac (vocale misteriosa)
la, cavalcando l'onda della crisi per suscitare una solidarietà
umana più immediata con la faccenda dei disoccupati.
In
definitiva, un romanzo che si legge volentieri, specie sul treno,
velocemente e senza rimpianti, con una prosa di pregio. Ma
convenzionale e già sentito.
Peccato.
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