DELITTO
E CASTIGO
di Fedor Dostoevskij
Che
dire, a parte che è un capolavoro? Dostoevskij scrive da dio (assai
più orgasmatico di Tolstoj), è acuto, penetrante, ricco di
dettagli, delinea la psicologia dei suoi personaggi come nessun
altro, e “Delitto e Castigo” è forse il suo romanzo più noto
(ad essere onesti-onesti io ho preferito “I Fratelli Karamazov”,
ma va bene lo stesso, anche se lo sguardo di comprensione che
intercorre fra Razumichin e Raskol'nikov alla fine della quarta parte
– mi sembra – è forse, narrativamente parlando, il momento più
alto di cui abbia mai letto...). Sublime.
Dostoevskij, nella caricatura del nostro vignettista.
E
anche curioso, in fondo: perché, in un certo senso, il delitto
andava “moralmente” compiuto – quasi – mentre del castigo,
tutto sommato, noi avremmo fatto a meno... noi lettori, magari, nel
senso che perdoniamo subito Raskol'nikov per l'omicidio... il
problema è che lui non perdona se stesso e sprofonda nell'angoscia e
nella solitudine più nere (e quando per strada gli viene sussurrata
la parola “omicida”, io non ho potuto trattenere un brivido)...
Per
il resto, sì, “Delitto e castigo” viene considerata una lettura
impegnativa. Perché è lunga, profonda, riflessiva e divinamente
redatta... Ma attenzione ai pregiudizi: non è un mattone, anzi
l'inizio è piuttosto incalzante, e serve per entrare in confidenza
con lo stile munifico di particolari dell'autore... Ma poi, quando la
storia comincia un poco a rallentare, divenendo più meditativa e
lasciando meno spazio all'azione (che comunque non scema mai del
tutto), subentrano in noi la dipendenza da questa prosa perfetta e,
sì, anche il febbrile bisogno di sapere come se la caverà (se se la
caverà) il nostro eroe. In questo senso, invero, il titolo ci rivela
già molto, tuttavia senza rovinarci il finale o il percorso del
protagonista (il vero succo dell'opera), che, comunque, è meno
terribile di quanto ci si sarebbe potuti aspettare... Non per gli
eventi in sé, quanto piuttosto per come Raskol'nikov affronta i
fatti e finisce per cambiare prospettiva, maturando e divenendo una
persona migliore.
Non
dirò altro, in merito, se non che, come spesso accade nel nostro
Fedor, nella trama troverà posto pure l'amore... Un po' tragico e un
po' disperato, magari (come sempre), ma comunque amore con la
maiuscola...
Un
capolavoro immenso, etico, che esplora svariate tematiche, che si
pone interrogativi e propone critiche e dilemmi, percorso da uno
straordinario (e ottimistico) afflato religioso...
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