UOMINI
CHE ODIANO LE DONNE
di Stieg Larsson
Il
primo tomo della trilogia Millennium, dal nome della rivista fondata
dal protagonista. E a questo mi sono fermata.
Non
è un brutto libro, si legge in fretta e intrattiene, il personaggio
di Lisbeth Salander, la coprotagonista, è interessante, anche se non
troppo originale, e ci sono alcune scene memorabili, un'ambientazione
riuscita, però...
Lo
stile dell'autore è meramente funzionale: fluido, scorrevole, sì,
ma senza particolarità, bellezza o fascino.
Stieg Larsson, nella caricatura del nostro vignettista
La
trama è scontata: io non sono una gran lettrice di gialli, ma non
ero nemmeno a metà quando ho intuito i presunti colpi di scena...
Tutti e due, quelli più importanti. Quindi niente sorpresa.
Insomma,
che cosa ha fatto di questo volume un caso letterario? Non lo so, ma
il più delle volte sospetto che il successo a questi livelli sia
determinato soprattutto dal fatto che la basicità di tanti elementi
(letterari e non) possano far breccia anche presso i non lettori, e
siano proprio loro a fare la diferenza.
Tra
i miei conoscenti, ad esempio, sono proprio i non lettori a tessere
le lodi di questo romanzo, mentre i lettori abituali, come me, si
sono fermati al primo volume, senza nutrire grande interesse per
un'opera che, in fin dei conti, ha più che altro il pregio di essere
molto commerciale.
Non
brutta, però. Non noiosa. Non prolissa. Non pretenziosa. E
meravigliosamente catartica in alcuni passaggi: perché sì, in certi
punti ti provoca un'autentica rabbia, e poi ti consente di sfogarla
tramite l'auspicata vendetta/giustizia.
In
modo banale, magari, un po' scontato, troppo rapido e quasi
pretestuoso.
Ma
pazienza.
La
verità è che se non me lo avessero spacciato per un capolavoro
probabilmente la mia recensione sarebbe stata più indulgente. E
forse avrei concluso la lettura della trilogia.
Per
il resto, è soprattutto la storia di varie solitudini, determinate
da motivi differenti. E come tema mi piace, ma avrebbe potuto essere
affrontato in modo più introspettivo e meno superficiale.
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