GENERAZIONE
PROTEUS
di Dean Koontz
In
generale Koontz non mi piace molto: i romanzi che ho letto di lui
(non più di due o tre, lo ammetto e più legati all’horror che
alla fantascienza) mi sono apparsi banali, noiosi, prevedibili, dallo
stile scorrevole ma non eccelso.
“Generazione
Proteus”, però, è magnifico.
Attualissimo,
eppure scritto circa quarant’anni fa.
Che
succede?
Che
tu sei una giovane donna e hai una bella casa automatizzata, ma il
sofisticato computerone che la controlla decide di imprigionartici
dentro e fare un figlio con te. Semplice, affilato e geniale.
E
naturalmente solleva una serie di problematiche interessanti,
facendoti riflettere, creando malessere, imponendoti di pensare. Ma
dopo. Perché prima sei troppo affascinato da questa trama che ti
tiene perennemente sul filo del rasoio, con una scrittura che alterna
il più totale, sobrio distacco (il narratore è il megacalcolatore)
all’ardore dell’innamorato maniaco e tecnologico.
Pura
destabilizzante, meravigliosa fantascienza.
Anche
perché il nostro Proteus non è impazzito come Hal 9000 in “Odissea
dello Spazio”, oh no… Lui, semplicemente, si è evoluto, ha
sviluppato emozioni, desideri e tutto sommato cerca di restare al
passo con se stesso perseguendo la felicità. A scapito della
malcapitata protagonista.
Il
romanzo è piuttosto breve (nemmeno 200 pagine), dallo svolgimento
rapidissimo, ma ti travolge a furia di colpi di scena tanto che
arrivi alla fine col fiatone (in senso positivo).
Una
meraviglia!
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