JONAS
FINK
di Vittorio Giardino
Per
me questa graphic novel rappresenta il Giardino migliore: il più
poetico, il più intimo, il più impegnato socialmente e
politicamente, privo di paternalismo o retorica, ricco invece di
umanità e sentimento, eppure asciutto, essenziale, efficace… E ciò
nonostante meticoloso, accurato, nei testi e nei disegni, poiché qui
nulla è superfluo, benché dettagliato, e tutto è perfetto. In ogni
immagine, in ogni dialogo sono sottesi significati, allusioni,
implicazioni che consentono una lettura a più livelli e che
coinvolgono il lettore senza la necessità di esplicitare o di
mostrare a tutti i costi.
Siamo
nella Praga stalinista del 1950 quando il papà di Jonas, il nostro
protagonista, viene arrestato in qualità di “nemico del popolo”,
reo di essere un dottore. Jonas e sua madre, quindi, ex borghesi
benestanti, devono velocemente apprendere l’arte della
sopravvivenza e imparare a lottare contro la diffidenza e la
discriminazione.
Questo,
sommariamente, è quel che avviene nel primo volume “L’infanzia”,
mentre nel secondo “L’adolescenza” (da millenni aspetto con
ansia il terzo e ultimo volume, e finalmente pare sia di imminente
pubblicazione) la vicenda si fa più complessa, più avvincente,
aumenta di spessore, si accresce il numero dei personaggi e Jonas
scopre l’amore, naturalmente difficile e contrastato.
La
verità è che siamo al cospetto di un capolavoro.
Il
tratto di Giardino è il solito: raffinato, elegante, pulito, degno
della tradizione del fumetto d’autore alla francese. La storia è
intima, tetra (anche se “la notte più scura eterna non è” –
cito a memoria, potrebbero esserci inesattezze), realistica, ma non
melensa, i riferimenti storici sono importanti, ma non invadenti:
sono occasione, pretesto, benché non si trascuri la denuncia
sociale. La narrazione è superba, mentre i personaggi, compresi
quelli che occupano appena poche vignette, sono sempre connotati da
una forte identità umana, seppur magari sottintesa.
Un
romanzo di formazione tra i più splendidi che abbia mai letto,
profondo, toccante e incisivo.
Sperando
solo che arrivi presto il tanto sospirato volume conclusivo, che
attendo ormai dai tempi dell’Università… Perché, al momento,
per quanto mi riguarda, l’unico difetto di “Jonas Fink” è che…
non è finito!
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