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sabato 14 settembre 2013

Rapisce e ammalia


L’UCCELLINO AZZURRO
di Maurice Maeterlinck

 
Un’opera teatrale soave e magica, altamente allegorica, che si legge come una fiaba e che ne ha la levità, la quale, senza eccedere nel paternalismo, ci insegna dove trovare la felicità… E un mucchio di altre curiosità, quali: che cosa fanno i bambini prima di nascere? E com’è la vita dopo la morte? Che cosa si nasconde nel palazzo della Notte?

Immagini bellissime e poetiche, allusive, potentemente simboliche e un po’ descrittive si alternano momenti più salienti, inquietanti, a volte drammatici (sin dalle prime pagine c’è persino spazio per il tradimento e per l’ipocrisia), a volte quasi feroci (quando i piccoli protagonisti, Tyltyl e Mytyl, fratello e sorella, vengono attaccati da alberi e animali, intenzionati ad ucciderli), ma sempre suggestive, mai banali, indiscutibilmente capaci di affascinare.

Disturba un po’ (del resto, la prima messa in scena è del l908) la concezione antropocentrica che permea certi dialoghi, la sudditanza che viene imposta agli oggetti e agli animali a favore dell’Uomo (definito addirittura Dio dal cane), ma viene riscattata ampliamente dall’atmosfera incantevole e dai significati celati nel testo.

La trama è semplice: la fata Beriluna (o la vicina di casa, signora Berlingot?) ha bisogno di un uccellino azzurro per far guarire la nipotina malata (il cui male consiste nel desiderare di essere felice) quindi si rivolge ai piccoli vicini, poveri e tenerelli, che dotati di diamante magico potranno scorgere la vera essenza delle cose. Affiancati da molti rappresentativi compagni (cane, gatto, pane, luce, fuoco, zucchero,etc.) si cimentano dunque nell’impresa di cercare l’uccellino simbolo della felicità attraverso meravigliosi mondi fantastici, ma che talvolta si rivelano insidiosi.

Un buon ritmo, che rapisce e ammalia, costellato di dolcissimi richiami favolistici (come il vestito color della luna di Pelle d’Asino, che chi si è nutrito di fiabe durante l’infanzia non può che apprezzare) per un capolavoro senza tempo, delicatissimo, illuminante e sorprendente.

Oltretutto si legge in un fiato!

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