L’UCCELLINO
AZZURRO
di Maurice Maeterlinck
Un’opera
teatrale soave e magica, altamente allegorica, che si legge come una
fiaba e che ne ha la levità, la quale, senza eccedere nel
paternalismo, ci insegna dove trovare la felicità… E un mucchio di
altre curiosità, quali: che cosa fanno i bambini prima di nascere?
E com’è la vita dopo la morte? Che cosa si nasconde nel palazzo
della Notte?
Immagini
bellissime e poetiche, allusive, potentemente simboliche e un po’
descrittive si alternano momenti più salienti, inquietanti, a volte
drammatici (sin dalle prime pagine c’è persino spazio per il
tradimento e per l’ipocrisia), a volte quasi feroci (quando i
piccoli protagonisti, Tyltyl e Mytyl, fratello e sorella, vengono
attaccati da alberi e animali, intenzionati ad ucciderli), ma sempre
suggestive, mai banali, indiscutibilmente capaci di affascinare.
Disturba
un po’ (del resto, la prima messa in scena è del l908) la
concezione antropocentrica che permea certi dialoghi, la sudditanza
che viene imposta agli oggetti e agli animali a favore dell’Uomo
(definito addirittura Dio dal cane), ma viene riscattata ampliamente
dall’atmosfera incantevole e dai significati celati nel testo.
La
trama è semplice: la fata Beriluna (o la vicina di casa, signora
Berlingot?) ha bisogno di un uccellino azzurro per far guarire la
nipotina malata (il cui male consiste nel desiderare di essere
felice) quindi si rivolge ai piccoli vicini, poveri e tenerelli, che
dotati di diamante magico potranno scorgere la vera essenza delle
cose. Affiancati da molti rappresentativi compagni (cane, gatto,
pane, luce, fuoco, zucchero,etc.) si cimentano dunque nell’impresa
di cercare l’uccellino simbolo della felicità attraverso
meravigliosi mondi fantastici, ma che talvolta si rivelano insidiosi.
Un
buon ritmo, che rapisce e ammalia, costellato di dolcissimi richiami
favolistici (come il vestito color della luna di Pelle d’Asino, che
chi si è nutrito di fiabe durante l’infanzia non può che
apprezzare) per un capolavoro senza tempo, delicatissimo, illuminante
e sorprendente.
Oltretutto
si legge in un fiato!
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