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domenica 1 settembre 2013

Disturba, destabilizza, emoziona.


IL CIGNO NERO
(2010)
Un film allucinante, ossessivo, che prende le tue poche sicurezze, i tuoi punti di forza, rivelandotene la fragilità e poi stracciandoteli in faccia, mentre tu, complice con il volto incrinato, scottato, incerto, sei costretto a calpestarli e scendere nell'abisso, alla ricerca del tuo cuore, per scoprire che ad aspettarti c'è soprattutto la tenebra.
Le paure e le ansie di Nina, la protagonista, eterea e talentuosa ballerina classica, diventano le tue, e se vuoi conquistare il ruolo della tua vita (e forse la tua vita stessa) e non fartelo soppiantare dalla tua rivale, se vuoi crescere come artista e come persona, devi lottare contro di lei (o contro di te?) per raggiungere la perfezione. Che però non è solo tecnica, ma anche passione, violenza, sensualità... Ma se vuoi interpretare il Cigno Nero, oltre che quello bianco (che già ti calza a pennello, poiché ti rispecchia) devi spingerti oltre, corromperti, trovare il tuo lato oscuro. Ma attenta, perché quando quello emerge è avido e fagocita tutto. Anche noi.
Un dramma a tinte horror, con qualche tocco mèlo e qualcuno osé. Simbolico, allusivo, con intense sequenze oniriche, che ti scuotono e percuotono, fino alla paranoia.
Le inquadrature e gli stacchi diventano sempre più frenetiche, le atmosfere più angoscianti e claustrofobiche, le scene più morbose, finché la mente cede, crolla, ergendosi in tutto il suo splendore, rilucendo all'esterno, vibrando. Per la prima volta e per l'ultima, esaltata e travolta dalla follia .
Idealmente può essere considerato il seguito di “The Wrestler”, ma a me ha fatto pensare più a “Requiem for a dream”, sempre di Aronovsky, meno lineare, ma più intenso, più duro, senza riscatto alcuno e più ricco di spunti. “Il Cigno Nero” non è alla sua altezza, però è interessante, e se non posso affermare che si guardi volentieri (vocabolo inopportuno), resta comunque da guardare.
Disturba, destabilizza, emoziona.
E senz'altro rimane impresso.
Da segnalare la magistrale Natalie Portman, dall'espressività senza limiti, che, come al solito, quando compare illumina lo schermo. Ottima nei panni della “se stessa bianca”, superba come “se stessa nera”.

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