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mercoledì 11 settembre 2013

Un complesso meccanismo mentale su carta


LA VITA, ISTRUZIONI PER L'USO
di Georges Perec

Un romanzo peculiare, che non assomiglia a nessuno, più “in potenza” che “in atto”, geometrico, surreale, teso al paradosso, dalla intensa cerebralità, che prima ti sconcerta e poi ti affascina.
Diciamo, molto semplicisticamente, che narra degli inquilini di un palazzo parigino dedicando un capitolo ad ogni stanza del caseggiato, meno una.
Però, anche se il nostro quando è individuabile con precisione (23 giugno 1975, otto di sera circa, appena dopo la morte del protagonista, l'eccentrico miliardario Percival Bartlebooth) le storie spaziano anche nei cento anni precedenti e in fondo il protagonista non è poi così importante, per quanto senz'altro un tipo curioso. Ciò non solo per il proliferare di intrecci (scatole cinesi dentro scatole cinesi), ma soprattutto perché a farla da padrone è se mai la struttura del libro, che assurge a “macchina per ispirare racconti” grazie alle sue liste di cose (nel senso più ampio del termine) che dovrebbero poi essere in qualche modo incluse nel capitolo di riferimento.
Se non l'avete letto immagino che il commento più comune possa essere: “Eh!!!????”
Avete ragione, in effetti siamo di fronte ad un complesso meccanismo mentale su carta, più che ad un romanzo, alla sovrastuttura delle sovrastrutture narrative, ad un puzzle, piuttosto, in cui ogni tassello viene esaminato nel dettaglio in ogni suo elemento, con uno spiccato gusto per l'enumerazione prima, di essere accostato agli altri a acquisire significato, spesso doppio.
Attenzione, però, questo è uno di quei libri che richiedono la collaborazione del lettore, nel senso che qualcosa, perché il mosaico finale si formi, deve mettercelo anche lui o non riuscirà a vedere nulla, nonostante gli indizi sparsi ovunque.
Sarà per questo che alla fine manca un tassello?
Io scommetterei di sì.

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