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martedì 24 settembre 2013

Un capolavoro inarrivabile


LONE WOLF & CUB
di Kazuo Koike e Goseki Kojima


Manga magistrale per testi e per disegni che esprime la “nipponicità” nel suo sentire più profondo, più tradizionale, con un senso della dignità e dell'onore che magari non coincidono con i nostri, ma che a poco a poco impariamo a comprendere e a lodare.

Senza esagerare, il migliore che abbia mai letto.

Siamo nel Giappone feudale, il nostro protagonista, Ogami Itto, è un ronin che viaggia in cerca di ingaggi (da killer) con il figlioletto Daigoro, un bimbo di tre anni. Presto però scopriamo che non è solo questo, ma un uomo incorrotto, integro, giusto e nobile, oltre che pressoché imbattibile, specie con la spada, e ricco di risorse di ogni tipo, che ha perso tutto a causa di una falsa accusa e che quindi medita vendetta contro il clan responsabile, quello degli infami Yagyu. Anche il suo cucciolo, Daigoro, avrà più volte modo di sorprenderci per la sua dolcezza, per la sua dignità, ma anche per le sue insospettabili doti guerresche.

Il fumetto è davvero violento, crudo, sanguinoso, con combattimenti spettacolari e molto variegati, curatissimi nelle inquadrature e nel montaggio, che però non sono mai privi di significato, e che spesso esaltano sentimenti positivi quali la pietà e la devozione. Ci offre uno spaccato dettagliato del Giappone del XVII secolo, indagando le sue abitudini a qualunque livello sociale e la sua “filosofia”, il suo sistema di pensiero, riuscendo nella non facile impresa di trasmettercelo e fornirci gli strumenti per capirlo attraverso una ricostruzione storica impeccabile quanto precisa.

Il taglio è cinematografico, rapidissimo, con molti silenzi alternati a dialoghi intensi e poetici, vedute paesaggistiche che richiamano riflessioni esplicitate o implicite, e scoppi improvvisi, duelli mortali, battaglie epiche...

I personaggi sono ben delineati, ed estremamente espressivi: in principio appaiono freddi, distaccati, ma quando si apprendono le loro motivazioni, i loro valori, e si comincia ad entrare nella loro ottica è impossibile non tributar loro semplice e adorante ammirazione, fino ad amarli per la loro incommensurabile grandezza e coerenza.

L'opera, scritta negli anni '70, consta di ventotto volumi di circa 300 pagine ciascuno, suddivisi in episodi, di cui alcuni indipendenti, altri (sempre di più proseguendo nella lettura) legati dalla continuity, tutti appassionanti e godibilissimi.

Nel complesso, un classico, un capolavoro inarrivabile più bello (e più adulto e complesso e stratificato) di “Vagabond” e de “L'immortale”, che pure apprezzo tantissimo.

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