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venerdì 11 ottobre 2013

Prosa senza fronzoli


IRA LEVIN
(1929 –  2007)

 
Di quest'autore mi piace lo stile, ma ancor di più le idee... Spunti geniali, sviluppati con arte, capaci di incuriosire e ustionare, creando tensioni in continuo crescendo e trame originali, come nello strepitoso “I ragazzi venuti dal Brasile”, romanzo allucinante in cui cloni di Hitler, adolescenti, sono stati sparsi per mezza Europa dal perfido criminale nazista Dottor Mengele, anni dopo la fine della II° Guerra Mondiale; o ne “La fabbrica delle mogli”, ove la apparentemente idilliaca (e stereotipata) cittadina di Stepford nasconde in realtà un segreto pazzesco e sconcertante; o ancora nello splendido “Rosemary' s baby”, che altri non è che l'Anticristo (laddove i vicini della povera Rosemary, i terribili coniugi Castevet, dietro la maschera di perbenismo e gentilezza, sono tra i personaggi più terrorizzanti di cui abbia mai letto)...

Tra thriller, fantascienza e horror, Levin esplora paure, desideri e ossessioni, riuscendo sempre ad avvincerti, a stupirti, a sorprenderti, persino nei suoi romanzi meno riusciti (ma comunque interessanti) come “Scheggia” e “Un bacio prima di morire”.

Magari non sempre ti affezioni ai suoi protagonisti (con tutto che, volente o nolente, non potrai esimerti dall'immedesimarti), ma alla sua prosa senza fronzoli sì: scorrevole, rapida, in cui nulla è superfluo, ma niente è banale, e che ha pure il pregio di riuscire ad essere genuinamente introspettiva... E ancor di più ti leghi a queste storie appassionanti, ben congegniate, moderne (benché molte composte attorno agli anni '70) rivoluzionarie e intelligenti.

Da quasi tutte le sue opere sono stati tratti dei film (in qualche caso anche piuttosto belli), ciò nonostante, due tristezze: il nostro Ira non è stato un autore troppo prolifico, avendoci regalato in tutto appena setto romanzi (mi pare... io ne ho letti solo cinque), per giunta spesso questi stessi sono di difficile reperibilità, se non addirittura fuori catalogo. Sigh!

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