IRA
LEVIN
(1929 – 2007)
Di
quest'autore mi piace lo stile, ma ancor di più le idee... Spunti
geniali, sviluppati con arte, capaci di incuriosire e ustionare,
creando tensioni in continuo crescendo e trame originali, come nello
strepitoso “I ragazzi venuti dal Brasile”, romanzo allucinante in
cui cloni di Hitler, adolescenti, sono stati sparsi per mezza Europa
dal perfido criminale nazista Dottor Mengele, anni dopo la fine della
II° Guerra Mondiale; o ne “La fabbrica delle mogli”, ove la
apparentemente idilliaca (e stereotipata) cittadina di Stepford
nasconde in realtà un segreto pazzesco e sconcertante;
o ancora nello splendido “Rosemary' s baby”, che altri non è che
l'Anticristo (laddove i
vicini della povera Rosemary, i terribili coniugi Castevet, dietro la
maschera di perbenismo e gentilezza, sono tra i personaggi più
terrorizzanti
di cui abbia mai letto)...
Tra
thriller, fantascienza e horror, Levin esplora paure, desideri e
ossessioni, riuscendo sempre ad avvincerti, a stupirti, a
sorprenderti, persino nei suoi romanzi meno riusciti (ma comunque
interessanti) come “Scheggia” e “Un bacio prima di morire”.
Magari
non sempre ti affezioni ai suoi protagonisti (con tutto che, volente
o nolente, non potrai esimerti dall'immedesimarti), ma alla sua prosa
senza fronzoli sì: scorrevole, rapida, in cui nulla è superfluo, ma
niente è banale, e che ha pure il pregio di riuscire ad essere
genuinamente introspettiva... E ancor di più ti leghi a queste
storie appassionanti, ben congegniate, moderne (benché molte
composte attorno agli anni '70) rivoluzionarie e intelligenti.
Da
quasi tutte le sue opere sono stati tratti dei film (in qualche caso
anche piuttosto belli), ciò nonostante, due tristezze: il nostro Ira
non è stato un autore troppo prolifico, avendoci regalato in tutto
appena setto romanzi (mi pare... io ne ho letti solo cinque), per
giunta spesso questi stessi sono di difficile reperibilità, se non
addirittura fuori catalogo. Sigh!
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