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mercoledì 2 ottobre 2013

Una nota malinconica e triste


FRANKENWEENIE

 
Nei lungometraggi animati di Tim Burton non mancano mai uno spiccato quanto delizioso gusto del macabro, una nota malinconica e triste, personaggi dolcissimi e un po' di magia astrattamente intesa... Questo film non fa eccezione, ed è stupendo!

I cani non mi sono mai piaciuti granché (troppo inflazionati e spesso gravati da padroni psicotici e odiosi), ma Sparky, così festoso, sorridente e con il musetto appuntito, è davvero irresistibile, soprattutto come interprete di “Godzilla” (vedi la pellicola casareccia che realizza con Victor, il suo geniale padroncino)! In un certo senso tutto dipende da lui, perché appena impariamo a conoscerlo e ad amarlo, il cucciolo viene investito da un'auto e Victor (che di cognome fa Frankestein!), un ragazzino/scienziato delle elementari, solitario e introverso, lo riporta in vita...

Questa la vicenda principale, con tutte le sue conseguenze, le sue implicazioni, e la sua morale, semplice ma condivisibile (non c'è scienza cattiva o scienza buona, ma gli usi che possono farsene sono svariati... e a breve ne avremo la dimostrazione pratica...), frammista, peraltro, ad altre tematiche care a Mary Shelly (l'autrice del Frankestein letterario... Con tutto che Burton sembra più memore dei film con Boris Karloff che del romanzo e che il suo Victor, sensibile e gentile, non è animato dalla sete di potere, ma dall'amore per il suo cagnolino) accennate, ma non approfondite e affrontate in modo soft, come ad esempio la reazione degli stupidi ignoranti nei confronti di ciò che non capiscono o le problematiche legate “al diverso”...

Ciò che però rende il cartone animato una vera perla sono le continue allusioni-citazioni horror (il maestro in stile Vincent Price, l'amichetto stramboide chiamato Edgar, come Poe, la barboncina con una “pettinatura” tipo sposa di Frankestein... etc.), i mostriciattoli che appaiono col dilagare degli esperimenti (con una risatina dedicata a Colossus e al suo padrone) e soprattutto i delicatissimi e adorabili personaggi: Sparky e Victor in testa, ma anche il maestro (che quando parla all'assemblea dei genitori fa un discorso magnifico, anche se induce i suoi unici sostenitori a mettersi le mani nei capelli), Toshiaki, splendidamente infido, e gli altri bizzarri compagni di scuola, molti dei quali danno l'idea di essere bambini defunti...

Che altro dire? Che “i pupazzetti” (mossi con la tecnica dello stop motion, in alcuni punti resa evidentissima, forse per riecheggiare i film di mostri alla Godzilla-Gamera) sono bellissimi, percorsi da una vena tenera e nostalgica, e che l'idea di realizzare il tutto in una sorta di morbido bianco e nero è davvero indovinata!

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