FRANKENWEENIE
Nei
lungometraggi animati di Tim Burton non mancano mai uno spiccato
quanto delizioso gusto del macabro, una nota malinconica e triste,
personaggi dolcissimi e un po' di magia astrattamente intesa...
Questo film non fa eccezione, ed è stupendo!
I
cani non mi sono mai piaciuti granché (troppo inflazionati e spesso
gravati da padroni psicotici e odiosi), ma
Sparky, così festoso, sorridente e con il musetto appuntito, è
davvero irresistibile, soprattutto come interprete
di “Godzilla” (vedi la pellicola casareccia che realizza con
Victor, il suo geniale padroncino)! In un certo senso tutto dipende
da lui, perché appena impariamo a conoscerlo e ad amarlo, il
cucciolo viene investito da un'auto e Victor (che di cognome fa
Frankestein!), un ragazzino/scienziato delle elementari, solitario e
introverso, lo riporta in vita...
Questa
la vicenda principale, con tutte le sue conseguenze, le sue
implicazioni, e la sua morale, semplice ma condivisibile (non c'è
scienza cattiva o scienza buona, ma gli usi che possono farsene sono
svariati... e a breve ne avremo la dimostrazione pratica...),
frammista, peraltro, ad altre tematiche care a Mary Shelly (l'autrice
del Frankestein letterario... Con tutto che Burton sembra più memore
dei film con
Boris Karloff che del
romanzo e che il suo Victor, sensibile e gentile, non è animato
dalla sete di potere, ma dall'amore per il suo cagnolino) accennate,
ma non approfondite e affrontate in modo soft, come ad esempio la
reazione degli stupidi ignoranti nei confronti di ciò che non
capiscono o le problematiche legate “al diverso”...
Ciò
che però rende il cartone animato una vera perla sono le continue
allusioni-citazioni horror (il maestro in stile Vincent Price,
l'amichetto stramboide chiamato Edgar, come Poe, la barboncina con
una “pettinatura” tipo sposa di Frankestein... etc.), i
mostriciattoli che appaiono col dilagare degli esperimenti (con una
risatina dedicata a Colossus e al suo padrone) e soprattutto i
delicatissimi e adorabili personaggi: Sparky e Victor in testa, ma
anche il maestro (che quando parla all'assemblea dei genitori fa un
discorso magnifico, anche se induce i suoi unici sostenitori a
mettersi le mani nei capelli), Toshiaki, splendidamente infido, e gli
altri bizzarri compagni di scuola, molti dei quali danno l'idea di
essere bambini defunti...
Che
altro dire? Che “i pupazzetti” (mossi con la tecnica dello stop
motion, in alcuni punti resa evidentissima, forse per riecheggiare i
film di mostri alla Godzilla-Gamera) sono bellissimi, percorsi da una
vena tenera e nostalgica, e che l'idea di realizzare il tutto in una
sorta di morbido bianco e nero è davvero indovinata!
Nessun commento:
Posta un commento