IL
BIRRAIO DI PRESTON
di
Andrea Camilleri
Un
romanzo curioso, divertente e godibilissimo che si può cominciare
dalla fine come da metà (o dal principio, se proprio si vuole...),
in cui ogni incipit reinterpreta quello di un capolavoro della
letteratura mondiale, e la cui trama si compone poco a poco, di
tassello in tassello, colmando lacune e offrendo spiegazioni per
fatti inspiegabili, ricalcati da verità storiche locali...
In
effetti, la caratteristica più notevole è proprio il montaggio
magistrale, anche se ragguardevoli (e forse più preziosi) sono
altresì lo spaccato del mondo siciliano e vivacissimo di fine '800,
le varie macchiette: toscane, lombarde etc. (e il relativo scontro di
mentalità), la strabordante vis comica dell'autore, lo stile
impregnato di dialetto, ma immediato e di facile lettura, e l'amaro e
l'assurdo fusi insieme in una farsa ridicola, che però, come spesso
avviene in Camilleri, riecheggia anche la denuncia sociale...
Invero,
“Il birraio di Preston” che dà il titolo al romanzo è un'opera
lirica che il prefetto toscano di Montelusa vorrebbe far
rappresentare nel nuovo teatro di Vigàta... I Vigàtesi però si
oppongono, ma il prefetto si incaponisce...
Seguiranno:
incendi, colpi di moschetto, romanticismo e drammi...
Spacciato
come giallo, è invece narrativa. Della più gustosa, breve e
incisiva.
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