Se ti è piaciuto il mio blog


web

mercoledì 2 luglio 2014

La regola del pendolare


LE STORTURE DI TRENITALIA
 
 
Sono tante e dense di colore nostrano (tra scarafaggi, ritardi, mala informazione, annunci sbagliati, aria condizionata congelante...) vissute in prima persona da me o discusse con altri sventurati viaggiatori (c'è chi mi ha raccontato, ad esempio, di essersi dovuto fingere un albanese senza documenti per evitare la multa di € 200,00, dopo aver rappresentato al controllore – cercato dal passeggero in questione appena salito sul mezzo – di non aver potuto fare il biglietto causa macchinetta rotta e biglietteria chiusa)... Insomma, se mai vi chiedeste quali sono le tre parole che ho sentito ribadire più spesso in stazione, sappiate che si tratta di queste: “E' una vergogna!”, pronunciate da giovani come da anziani, da turisti come da pendolari, con diversi gradi di risentimento, rabbia ed esasperazione. Del resto, in questa bella Italia, che diritto rimane al viaggiatore se non quello di lamentarsi?



Ecco che mi è successo stamattina.

Oggi sono di turno, mi chiamano alla 3.30 di notte (non le Ferrovie dello Stato;)) affinché questa mattina mi rechi a Savona per le 9.00.

So benissimo che ore 9:00 significa ore 9:30 e seguenti (che possono essere anche le 12.30 – 13.00), quindi, nonostante sia conscia che la regola del pendolare vuole che si debba sempre prendere il treno prima rispetto a quello che arriva più o meno puntuale, decido che il regionale che parte da Pietra Ligure alle 8.22 possa andare bene. Secondo il sito delle Ferrovie dello Stato dovrei arrivare a Savona per le 8.52, e quindi riuscire ad essere al punto x per le 9:02. Aggiungo i 10 minuti di ritardo standard, e calcolo di farcela per le 9.12. Okay, bene.

Prima di fare il biglietto, mi informo circa il ritardo del treno (che il ritardo ci sia è quasi scontato) ed infatti l'uomo allo sportello mi riferisce che oggi sono “solo” venti minuti. Okay, mi dico: arrivo per le 9.22, ce la faccio. Perfeziono l'acquisto. Oblitero. Passano 5 secondi. Il ritardo ora è magicamente aumentato a 30 minuti. A questo punto, calcolo, arrivo oltre le 9.30: siamo fuori range. Potrei rischiarmela, ma se in 5 secondi siamo passati da 20 a 30 minuti, facile che il passo successivo sia 40. Se non la soppressione del treno. E poi, è vero che abbiamo detto ore 9.30 e seguenti, ma se fossero proprio le 9.30, quelle in cui io vengo chiamata? Nel caso in cui io non ci fossi mi beccherei un bell'esposto. Quindi è meglio che ci sia (si sa quel che recita la Legge di Murphy).

Faccio un paio di telefonate, rimedio un passaggio in auto e, mentre aspetto che vengano a raccattarmi, mi reco allo sportello della biglietteria per ottenere l'annullamento della vidimazione. L'ho già fatto in passato, mai avuto problemi.

Questa volta, però, l'uomo allo sportello mi dice che non può rimborsarmi.

Non importa, replico, non mi occorre un rimborso. Mi basta che annulli l'obliterazione. Sicuramente, mio malgrado, il biglietto mi servirà un'altra volta.

Non posso, ribatte lui. Se lei ha deciso di non salire sul treno è un problema suo.

Ma, rispondo io: 1) E' lei, neanche un minuto fa, ad avermi erroneamente detto che il treno ha “solo” venti minuti di ritardo, mentre ne ha 30; 2) Non è colpa mia se il treno è in ritardo; 3) E' quindi a causa di un disservizio di Trenitalia che io non sono in grado di usare il biglietto appena comprato, complici le informazioni sbagliate che mi ha fornito lei un attimo fa. 4) Un suo collega, proprio in questa stazione, mi ha già annullato la vidimazione in circostanze analoghe, ed altri hanno agito allo stesso modo ad Alassio e a Savona.

Risposta: il mio collega ha sbagliato. 30 minuti di ritardo sono nella norma. Il biglietto si può rimborsare solo se il ritardo è di almeno un'ora (Ma certo, perché è normale, se io ho un appuntamento, che mi presenti con mezz'ora di ritardo!!!)

Sì, ho ribattuto io, ma io non lo prendo il treno. Io vado in macchina. Se prendessi il treno non arriverei in tempo. Quindi perché devo pagare per qualcosa che non uso?

Mi dispiace ma a me non interessa, 30 minuti di ritardo sono normali. E probabilmente aumenteranno.

Ma se lei già sa che aumenteranno, a maggior ragione, che senso ha che resti qui, scusi?

Il biglietto è rimborsabile solo se il ritardo è di almeno un'ora, insiste quello.

A questo punto ho cominciato ad alterarmi e me ne sono andata: inutile discutere oltre. Certo € 3,40 buttate via oggi, € 8,00 buttate ieri, chissà quante domani... Alla fine lo pago io a Trenitalia il viaggio degli extracomunitari che salgono sul treno senza biglietto (e sono davvero tanti, e ci vuole tutta che i controllori li facciano scendere. Spesso li ignorano direttamente, perché hanno paura.)

A proposito, appena uscita dalla stazione di Pietra, ho appreso che il ritardo del mio treno adesso non era più trenta minuti, ma quarantacinque.

Quali dicevamo che sono le parole più pronunciate nelle stazioni?

Ah, già: “E' una vergogna!”

Nessun commento:

Posta un commento