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venerdì 18 luglio 2014

Una sensibilità profonda e lacerata


3 PIANI – LA STORIA SEGRETA DELL'UOMO GIGANTE
di Matt Kindt


Il sospetto che Matt Kind sia un genio mi è venuto con Mind MGMT (che non ancora recensito perché tuttora in corso di pubblicazione). Con “3 Piani” ho scoperto che ha anche una sensibilità profonda e lacerata, che ti sconcerta, ti mette a nudo, e ti devasta dall'interno, costruendo e decostruendo, rendendoti più vivo, più consapevole.
Più fragile.
E vero.
Nello specifico ci racconta la storia di un “diverso”, di come è difficile per lui rapportarsi al mondo e per il mondo è complicato rapportarsi a lui (anche gli occhiali sono un problema, e i vestiti, e un cerotto). E quanto sia dura per le persone che gli stanno accanto, o che almeno si sforzano di farlo, finché, letteralmente, le cose non diventano troppo grandi...
Sì, perché questa è la storia, narrata con grazia, con maestria, con un montaggio perfetto e con una delicatezza totale di pensieri non pronunciati e di sentimenti non espressi (eppure esplicitati benissimo, analitici e privi di retorica), di Craig Pressgang, un ragazzo destinato a divenire velocemente un gigante, fino a che non ci sarà più spazio per lui.
La sua vita ci viene raccontata secondo il punto di vista di tre donne: la madre, la moglie e la figlia. E un po' le capiamo e un po' le odiamo, perché ci sembrano sempre inadeguate (la madre e la moglie, almeno). Ma soprattutto avvertiamo il peso di essere Craig, a livello pratico ed emozionale, e di non poter frenare la nostra crescita.
Lo guardiamo da fuori, e poi da dentro. Ci perdiamo negli sguardi e nei silenzi, rimuginiamo, inghiottiamo. Ma non è che stiamo lì a crogiolarci nell'autocommiserazione. Anzi.
Finché possiamo viviamo la nostra vita, seppur in modo inconsueto... E abbiamo anche i nostri momenti di gioia: studiamo, ci sposiamo, collaboriamo con la Cia...
E per certi versi la nostra è la vita di tutti, perché alla fin fine, dentro, noi siamo persone comuni...
Ma al contempo non lo siamo, e se a volte ne traiamo dei vantaggi, poi finiamo per pagarne lo scotto. O meglio, quello abbiamo cominciato a pagarlo da subito. Ma il conto tende a diventare più salato, man mano passano gli anni. La solitudine più assoluta.
Una graphic novel semplice quanto complessa, che ci riflette, ma al contrario, e che sa essere originale raccontando la quotidianità.
Impreziosita da acquarelli stilizzati e semplici, ma che racchiudono complessità profonde e spigolose, linee spezzate, infinita poesia. Sino alla conclusione. Che ci lascia lì, sospesi, e ci induce a tornare indietro in cerca di una parola in più. Di una spiegazione. Che non viene.
Che non può esserci.

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