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martedì 1 luglio 2014

Le persone sono importanti


STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI
di Markus Zusak
 
 
Una prospettiva insolita: quella della Morte. Desolata, amara, ma anche vigile, pietosa, attenta e ironica. Amante dei colori. Che si rivolge a noi, come se ci stesse parlando, che ci incanta e solidarizza.

Pure lo stile è peculiare, ricco di lapidarie puntualizzazioni in grassetto e anticipazioni. Per sottolineare dettagli e circostanze. Per farceli sentire ed annusare. Per essere certi che i lettori li afferrino e li assaporino con tutti i sensi, in ognuna delle loro implicazioni. O perché il punto migliore per cominciare non è sempre il principio, o il punto migliore per finire non è sempre l'ultimo. E a volte sono necessarie delle parentesi.

Un romanzo soffuso di dolcezza ed emozioni forti, tra gli stenti della povertà e gli orrori della guerra e dell'Olocausto (siamo a Molching, nella Germania Nazista, tra il 1939 e il 1943). Che iniziano sullo sfondo, lontani. Che non possiamo dimenticare, ma che ci illudiamo di poter ignorare. Perché ci sono altri, delle persone, e ci bastano per essere felici. Ma poi... Poi la realtà si presenta alla porta e spesso chiede un acconto (e le marce... quelle marce verso Dachau, sembra di vederle)... Fino al saldo.

L'autore non ci assilla, però (benché poi si diverta a torturarci, concedendoci un bacio solo quando è troppo tardi, e rimarcando ogni piè sospinto che è proprio così): riesce a catturare la giovinezza, la levità della sua protagonista, del suo migliore amico, i loro sentimenti puri, improntati, malgrado tutto, alla positività, alla gioia. E ci alleggerisce, ci toglie dei pesi, mentre ci assegna un fardello.

I libri sono importanti: messaggio, collante, simbolo e scossa. E c'è chi li legge e chi li brucia. E chi se ne nutre. E chi li strumentalizza. E il divertente è che all'inizio della sua carriera la ladra di libri è analfabeta.

I libri sono importanti, ma più importanti sono le persone. E in questo romanzo sono così belle, quelle che impariamo a conoscere: intense e stupende nella loro discrezione o nella loro esuberanza, più di Liesel Meminger, più della protagonista, la ragazzina cui comunque non possiamo non affezionarci. Ma Hans Hubermann, il suo papà adottivo, e Rudy Steiner, il suo migliore amico, sono irresistibili, seppur in modo differente.

E così Rosa, e la signora Hermann, Max Vandenburg, e persino la signora Holtzapfel, che pure sputava sulla porta degli Amici degli Ebrei. Dobbiamo solo imparare a comprenderli, e ad accettarli.

Le persone sono importanti. Già.

Ma vengono bruciate anche loro (non importa che assistiamo o no, lo sappiamo).

Ma pure per gli altri, quelli che dormono nel loro letto, spesso la Morte è costretta a fare gli straordinari.

Un romanzo per essere tristi, e per essere felici.

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