TRENO
DI NOTTE PER LISBONA
di Pascal Mercier
Questo
romanzo non è di fruizione immediata: richiede un certo tempo
mentale e una predisposizione all'ascolto. Non lo si può cominciare
se si ha fretta, se si vuole qualcosa subito, o se non si è decisi
ad affidarsi completamente al suo autore, rispettandone il ritmo
cadenzato. Perché altrimenti ci sembrerà che tutto proceda con
lentezza biblica o non proceda affatto e ci verrà voglia di
abbandonarlo, apparendoci monocorde, monotono e pleonastico.
La
verità non è questa: le cose accadono, e sono molteplici,
stratificate, dense, tuttavia dobbiamo attendere il momento giusto
per avvicinarci alla realtà del libro: ci servono calma interiore e
il cuore sgombro, o non ci accorgeremo di nulla.
Perché
siamo al cospetto di un viaggio alla scoperta dell'anima. In generale
e in particolare.
Il
lettore impara a conoscere la propria inseguendo quella di Gregorius,
il protagonista, un professore svizzero poliglotta, il quale, a sua
volta, affronta se stesso cercando di portare alla luce i misteri (ma
soprattutto la personalità) dell'autore di un volumetto poco noto,
in cui si è imbattuto per caso, e che è stato scritto oltre
quarant'anni prima da un medico portoghese deceduto da tempo, Amadeu
Prado, che ha fatto parte della Resistenza e ha salvato la vita ad un
boia durante la Dittatura di Salazar, sentendosi tremendamente in
colpa per averlo fatto, ma essendo cosciente che non avrebbe potuto
agire diversamente, per la sua stessa natura di medico.
Sarà
la sua vita, in primis, che cercheremo di ricostruire, di
scandagliare, attraverso le pagine che ci ha lasciato e tramite le
testimonianze, a volte apparentemente contraddittorie, di chi lo ha
conosciuto, amato e ne ha subito l'insondabile fascino. Amadeu è
stato un uomo dalla personalità folgorante e carismatica,
dall'intelligenza vivissima, e dai molti dolori, che si rivela a noi
(e a Gregorius) gradatamente, con ogni sfumatura del suo essere,
conquistandoci sempre di più.
E
ogni volta che la lettura viene interrotta, ci rendiamo conto che il
libro ci ha regalato un pezzo in più di noi e ci ha portato (e
continua a portarci) a scavare fra i nostri pensieri e sentimenti,
analizzandoli sino alla radice e ponendoci domande esistenziali.
Si
tratta di un romanzo introspettivo, dal frasario ricco e curatissimo,
molto poetico, attento alla lingua e alla parola, fatto di
riflessioni su riflessioni, pause psichiche, meditazioni, problemi
etici, rapporti umani irrisolti e conflittuali, anche nei confronti
di se stessi.
Contiene
la somma di due vite, nella loro complessità, e di quelle che ad
esse si sono intrecciate. Più la nostra. E quella di chi ha
intrecciato la sua con noi.
Un
libro interessante, intenso, con un'idea di fondo originale e
suggestiva, ma che dal punto di vista strettamente letterario ogni
tanto frana un po', risultando disarmonico, affaticato, dispersivo e
persino un po' autoreferenziale. Ma che comunque, se ci si riesce a
sintonizzare con il suo sentire, è bellissimo leggere, più di
quanto non lo sia, a volte, un romanzo scevro da difetti.
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