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domenica 13 luglio 2014

Un romanzo innocente e corrotto


TIDELAND
di Mitch Cullin
 
 
A colpirmi era stata la copertina, poi avevo sbirciato la trama ed ero rimasta folgorata. A ragione. Questo è un romanzo interessante e strano, non arriva ad essere bellissimo e indimenticabile, ma ci va abbastanza vicino e di certo non assomiglia a nessuno, anche se non è neppure originalissimo.

Si parte dalla realtà più squallida e bruta: genitori tossici con madre che schiatta, padre disastrato e figlia poverella che si rifugiano in una vecchia casa fatiscente che sorge quasi nel nulla, appartenuta alla nonna, dove pure il papà muore, seduto in poltrona.

Ma Jeliza-Rose, la figlia undicenne, si illude che dorma, perché ha una certa esperienza ed è già capitato, in passato, tra una dose e una bottiglia, che lui crollasse per giorni...

Potrebbe essere l'inizio (o la fine) di una discesa nell'incubo, ma non la è, e per quanto la vita sia crudele e spesso faccia sentire i suoi artigli, noi la vediamo con gli occhi di Jeliza-Rose, pieni di sogni e di immaginazione in fermento, fra teste di Barbie malconce e saputelle e squali affamati... Così sopportiamo bene anche la solitudine, fino a che conosciamo i vicini, piuttosto bizzarri pure loro, ambigui, imprevedibili e terrorizzanti... Su molti livelli. Nella realtà e nella fantasia.

Un romanzo innocente e corrotto, macabro e triste, ma che quasi non se ne fa accorgere, che corteggia la morte e la disperazione, ma li accoglie e li accetta con semplicità, rifiutandoli e reinventandoli al contempo, come fanno i bambini, e che ci incanta in un carnevale grottesco di giochi e di assurdità, di regole nuove, ma anche di poesia, di delicatezza, di levità.

Parte alla grande, ma verso metà un po' si smarrisce, il ritmo rallenta, alcune trovate stancano, divengono un po' fini a se stesse, talvolta eccedendo un poquito, ma in un modo leggero, che possiamo perdonare, e intanto altre si avviano sempre di più verso la paura, verso l'amarezza, la conclusione. Perché se sogni con troppa forza prima o poi inevitabilmente ti svegli, il mondo si capovolge di nuovo e tu finisci per vederlo come lo guardano gli altri. Miserando, brutto.

La fine, forse, un po' delude proprio per questo, perché è facile e semi-scontata, sebbene sotto altri aspetti giunga confortante.

Per l'immancabile risveglio che però, forse, avrebbe potuto non esserci: lasciandoci per sempre senza riscatto, perduti nel mondo di Tideland.

Illusi, prigionieri e felici.

O definitivamente liberi?

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