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mercoledì 30 luglio 2014

Le prospettive che cambiano


L'ULTIMO SAMURAI
di Edward Zwick

(2003)
 
 
Film potentissimo che pone due mondi a confronto, due mentalità, e l'individuo al cospetto di se stesso. E poi c'è il contrasto tra il passato, rappresentato dai Samurai e dai loro valori, e il presente, con il suo tentativo di “occidentalizzarsi” e di rincorrere il progresso, che, nella fattispecie, è soprattutto quello delle armi...

Siamo in Giappone, nel 1876, ed è incorso la ribellione di Satsuma (ex Samurai contro contro l'Impero).

Il nostro punto di vista è americano, quello del Capitano Nathan Algren (un grandissimo Tom Cruise), arrivato da poco, su incarico dell'Imperatore, per addestrare l'esercito nipponico. Algren è un uomo alla frutta, alcolizzato, barbuto e tormentato, che cerca di dimenticare un episodio traumatizzante che l'alcool riesce a mala pena a lenire. Quando però entrerà in contatto diretto con i Samurai ed imparerà a conoscerli e a capire la loro ideologia, allora le sue prospettive cambieranno.

 
L'aspetto più interessante del film è proprio la conoscenza graduale dello stile di vita dei Samurai, filtrato attraverso il capitano Algren e Katsumoto (Ken Watanabe), il loro comandante, imperturbabile, saggio, curioso... e disposto a sua volta ad imparare da una cultura diversa.

Indubbiamente la Storia è molto romanzata, ma va bene così perché assume una dimensione straordinariamente epica e coinvolgente, mentre il film è ricco di bei combattimenti, ma anche di frasi memorabili (in mezzo ad alcuni dialoghi ovvi), e ci piace vedere come crescono i personaggi e come si sviluppano i rapporti fra loro. Abbiamo l'impressione di assimilare anche noi la filosofia Samurai, di esserne pervasi e incantati, e questo non può che entusiasmarci e commuoverci. E commovente è pure la pellicola, in molti punti, ma in modo eroico, virile, che come tale ci colpisce ancora di più.

Non va tutto male, però, e il finale, per quanto parzialmente e inevitabilmente tragico, in qualche modo ci riscatta della sofferenza patita, arrivando persino a glorificarla.

Non manca nemmeno la storia d'amore, oltre all'amicizia e alla lealtà, squisitamente ricca di contraddizioni apparenti (ad esempio, Taka, la donna di cui si innamora Algren, ricambiato, oltreché sorella di Katsumoto, è la vedova di Hirotaro, ucciso dallo stesso Algren) e nutrita di sguardi e silenzi, ma intensa e sottilmente erotica.

E, okay, si potrà obiettare che ci vuole un po' di tempo per arrivare al cuore del film (l'incipit non è brillantissimo), che la preparazione è lunga, seppur priva di stasi, e che tutto sommato la trama è prevedibile, ai limiti dello scontato... E' vero, replico io, ma chi se ne cale: se il climax e l'atmosfera non fossero così compiutamente dispiegati, se la fruizione fosse immediata, ci ridurremmo ad avere il solito picchia-picchia/spacca-spacca, mentre “L'Ultimo Samurai” riesce ad essere qualcosa di più e ad infonderci sentimenti forti, che ci accompagnano anche dopo il “the end”.

In quanto al prevedibile, infine, be', pazienza, ogni tanto ci vuole. E ci intrattiene comunque, quasi aumentando, con l'aspettativa e la consapevolezza di ciò che avverrà, il sapore di ciò cui andiamo incontro. Proprio come in una fiaba.

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