SNOWPIERCER
di Bong Joon-ho
(2013)
La
trama non mi ispirava più di tanto, mi sapeva di già sentito: la
vita sulla terra è finita a causa del gelo intenso (una sostanza è
stata liberata nell'aria sovvertendo gli equilibri), gli unici
sopravvissuti si trovano su un treno autosufficiente, che ogni anno
compie il giro del mondo in una sorta di moto perpetuo. Se mai si
dovesse fermare, Adios!, schiatterebbero tutti.
Ma
tra chi sta nelle carrozze di testa e chi sta in coda le condizioni
di vita sono antipodiche: in testa ci si dedica al lusso e all'ozio,
in coda è l'inferno, e talvolta qualcuno, magari un bambino, viene
portato via. Fino a che si organizza la ribellione...
Dicevo
che la trama non mi ispirava tanto, ma invece mi è piaciuta
tantissimo! Intanto non si consuma ad un solo livello: le
implicazioni sono numerose, intuitive, di matrice filosofica, e ti
pongono svariati interrogativi, che non solo non si esauriscono con
la scena d'azione e con i rapporti umani, ma vanno addirittura oltre
i confini della pellicola.
Poi
perché ci sono anche quelli, le scene d'azione e i rapporti umani, e
pure uno strepitoso, godibilissimo intrattenimento, sparatorie e
combattimenti!
Invero,
in principio mi sono sentita opprimere dalla cupezza della situazione
e dalla sensazione di cieca impotenza generale, ma poi... Momenti di
paura estremamente suggestivi (la scena con i colossi dal volto
travisato, armati di accetta e occhialetti...), forza, ingegno,
collaborazione (con la stupenda soluzione delle fiaccole), altri di
commozione intensa o di sconcerto, visioni suggestive
(l'acquario...), amicizia, lealtà, coraggio, legami di vario tipo,
situazioni critiche, che tuttavia a volte invocano l'animus iocandi o
l'ironia... Più splendide scenografie, e alcuni personaggi notevoli:
dal super-ninja muto e stra-fico (di cui si sentiva un bisogno
disperato), alla mamma (Octavia Spencer) che cerca il suo Timmy, da
Gilliam (John Hurt), il punto di riferimento dei ribelli, al fedele
Edgar (Jamie Bell, alias il Billy Elliott di “Billy Elliott”)
all'esperto di sicurezza (Song Kang-ho) con la figlia Yona, una sorta
di mina vagante le cui ragioni di primo acchito ci sembrano
incomprensibili, ma anche Curtis (Chris Evans), il protagonista, il
leader, sebbene all'inizio non mi paresse nulla più del solito
eroico bamboccio tormentato... Perché tanti di loro, e non solo
loro, ci riservano sorprese pazzesche, prima della fine (o dopo, in
almeno un caso), cambiando il senso di tutto, e rendendolo
spiazzante, stratificato. Per il resto... Mi è rimasta così
impressa quell'orribile maestrina impregnata di propaganda! E il
“distributore di uova”, e anche la ministra Tilda Swinton mi è
piaciuta, così odiosa e macchiettistica, e persino Wilford (Ed
Harris), di cui, mio malgrado, ho avvertito la seduzione. Poco
importa che alcuni di questi personaggi costituiscano poco più di un
cameo, vista l'accuratezza con cui sono stati caratterizzati!
Un
ottimo cast, dunque, una pregevole alternanza di rabbia, paura,
sgomento, sentimento, adrenalina e sense of wonder. Un
bell'action-movie, che però ti lascia qualcosa a livello emotivo,
visivo ed etico. Una storia intensa, che si è conclusa nel modo
migliore, nell'unico che potesse risultarci salvifico anche sul piano
interiore.
A
questo punto, non vedo l'ora di leggere il fumetto che lo ha
ispirato...
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