REBECCA,
LA PRIMA MOGLIE
di Daphne Du Maurier
Non
nel senso che c'è stato un divorzio. Rebecca, esempio di eleganza e
bellezza, è la moglie defunta del ricco Maxim De Winter, ancora viva
nel ricordo di tutti. La sua ombra incombe spietata sulla vita della
neosposina di Maxim, giovane e ingenua parvenue (che potrebbe essere
chiunque e che nemmeno ha un nome), da quando la poveretta va a
vivere col novello marito nella magione di lui, la celebre Manderley,
coronando il suo sogno d'amore.
Noi
vediamo tutto dal suo punto di vista e coltiviamo un forte senso di
inferiorità, frammisto a una malsana gelosia, nei confronti della
prima Signora De Winter... Noi non siamo sofisticate e sagaci come
lei, siamo dolci, immature, e così inesperte... Ma poi, a poco a
poco, e proprio quando siamo più vicine al baratro della follia,
incominciamo ad intuire una realtà diversa, piacevolmente
inquietante e spaventosa, che sotto certi profili ci rassicura, ma
sotto altri... Oh, be'... c'è davvero da preoccuparsi.
Già,
perché, non dimentichiamolo, la nostra Daphne è una maestra nel
creare tensione e misteri. E qui sentiamo diversi brividi sulla
schiena (specie riguardo alla governante, la signora Danvers, che
rimpiange amaramente la sua precedente padrona), e al contempo siamo
consumati dalla brama di conoscere la verità. Che ci viene
presentata a poco a poco, centellinando magistralmente le
informazioni, facendoci rosolare a fuoco lento, sino a farci star
male.
Peraltro,
i punti di forza del romanzo, al di là della trama intrigante e
dello stile efficace ed incisivo, sono tre: l'atmosfera carica di
ansia, l'accuratezza con cui sono stati resi gli animi femminili, e
in particolare le angosce della protagonista, e la drammatica lotta
psicologica che la poverina combatte da un lato con il ricordo di
Rebecca (e con se stessa), dall'altro con la terribile signora
Danvers.
Un
romanzo bello claustrofobico, non c'è che dire!
E
insinuante, insidioso, elegante.
Non
ho visto, invece, il celebre film di Hitchcock, ma, parlando con il
Mio Perfido Marito, ho scoperto che il finale è diverso... E che ci
sono altri dettagli esaltati in modo diverso.
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