WOOBINDA
di Aldo Nove
Non
so da dove cominciare.
No,
davvero, perché questo libro è spiazzante.
E'
una raccolta di racconti brevissimi, alcuni divertenti, altri un po'
meno, dall'originalità altalenante, lo stile colloquiale e il
fascino pungente.
I
protagonisti sono deliranti sociopatici, disturbati cronici, patetici
ragazzi-adulti dall'equilibrio mentale compromesso che si nutrono di
immondizia “culturale”.
I
racconti (senza lieto fine, precisa il sottotitolo) si leggono in un
soffio e ti costringono a volerne ancora.
Ma
non sai se è perché ti piacciono o perché hanno solleticato il tuo
masochismo o il tuo lato malato e morboso.
E'
da parecchio che rimando questo post (ho letto il libro secoli fa),
perché troppo spesso cambio il mio giudizio in merito. A volte mi
sembrano brutti, fastidiosi, disgustosi, insulsi ed eccessivamente
volgari. Ho l'impressione che cerchino di scandalizzarti ad ogni
costo, dandoti delle sensazioni forti, che però scordi in un attimo,
senza che nulla ti resti.
Altre
li trovo stuzzicanti e divertenti, sfumati (un poco) di genio.
Sempre
mi lasciano perplessa.
Sotto
certi aspetti sono racconti terribilmente facili, quasi scontati, che
puntano dritto al sodo, togliendo i fronzoli sino all'osso.
Altre
mi appaiono come frutti freschi e succosi, esattamente quel che ci
vuole in certi momenti marroni per tirarti su il morale e farti delle
grasse risate. Isteriche. E denunciare il mondo povero e triste della
subcultura televisiva. Sì, perché alla fine questo fanno: satira.
Sono un po' deliranti e sovente ricordano monologhi comici, ma sono
preoccupanti, se non tragici.
Indubbiamente
potrebbero essere migliori: un po' più di cura, maggior
introspezione, più varietà...
A
volte, invece, mi dico, devono essere così e punto.
Non
so. No, davvero... Non so.
Ad
ogni modo ho comprato (e letto) anche il seguito, “Superwoobinda”.
Ma quello, sono sicura, mi ha lasciata tiepidina.
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