I
CERCATORI DI CONCHIGLIE
di Rosamunde Pilcher
Scrittrice
che di norma si cimenta in polpettoni romantici, a quanto sapevo, e
che quindi guardavo con diffidenza e sospetto. Robaccia per
casalinghe frustrate, pensavo, in cerca di emozioni facili e passioni
tormentate, in cui tuttavia alla fine l'amore trionfa. Insomma,
della serie dito in gola.
Ma
questo romanzo, lo ammetto, benché certamente sentimentale e molto
femminile, non mi è affatto dispiaciuto. Anzi.
Ho
apprezzato la trama (variegata e ripartita su più personaggi), i
salti temporali, i riferimenti storici (dettagliati e densi di
atmosfera), e persino lo stile dell'autrice, lineare, accurato, non
privo di garbo ed eleganza (alcune descrizioni sfiorano la bellezza e
sono stupendamente vivide), ma anche di sensibilità, di
intelligenza, dal punto di vista luminoso e, contrariamente ai miei
preconcetti, non sempre scontato e talvolta persino autentico ed
anticonvenzionale. Lo stesso approccio con il sentimento amoroso è
molto più ricco di quel che paventavo e riserva sorprese
interessanti.
Non
tutto è patinato e perfetto, e a prevalere sono soprattutto i
rapporti fra le donne, fra madre e figlia, in particolare, trattati
con delicatezza, ma anche con una preziosa e rara profondità.
E
i ricordi si sovrappongono al presente, con una punta di nostalgia,
ma anche tanta serenità.
Se
devo scegliere, però, credo che l'elemento più riuscito sia proprio
lei, la protagonista, Penelope Keeling, non più giovanissima, con
tre figli adulti all'attivo (tra cui spicca Olivia), un grande amore,
e un marito che invece non è stato granché, né ha cercato di
esserlo... Scopriamo il suo presente e il suo passato, ci facciamo
coinvolgere e avvincere, e alla fine (no, già dall'inizio) ci sembra
di chiacchierare con una vecchia, buona amica, di cui raccogliamo le
confidenze e i segreti.
E
che al contempo prendiamo ad esempio, come riferimento, avendo la
sensazione che, se mai anche noi decidessimo di aprirci con lei,
Penelope saprebbe offrirci comprensione, conforto, e magari persino
il consiglio giusto.
Immediatamente
dopo, di questa scrittrice, ho letto “Neve d'aprile”, assai più
breve e sempre scorrevole. Ma non mi ha lasciato nulla, ha confermato
parte dei miei pregiudizi, e mi ha tolto la curiosità di comprare
altro di questa autrice...
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