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domenica 14 aprile 2013

No, Semola non c'entra...

EXCALIBUR
di Bernard Cornwell


E' un romanzo che ho letto secoli fa, all'epoca diviso in cinque volumi – scritti tipo in corpo 16, con un quantitativo assurdo di spazio ai margini, e un grande spreco di carta – in una delle bieche operazioni commerciali della Mondadori (che odio particolarmente per come sta massacrando le “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di Martin).

Mi era piaciuto da matti...

Il tema è inflazionato, d'accordo, ma qui è indagato da una prospettiva un po' insolita, con un sacco di personaggi nuovi, superbamente caratterizzati, e un'interpretazione nuova e convincente dei protagonisti classici (Ginevra, Nimue, e Lancillotto sopra tutti): più umani, più realistici, e che hanno il pregio di evolversi e cambiare in modo coerente, a seconda delle esperienze che affrontano...

La narrazione è avvincente, appassionante, e arriva dritta al cuore; cupa in certi punti e commovente in altri... Però l'opera è scritta bene, in modo semplice, ma non scarno (a differenza di quell'abominio de “Il grande romanzo di Ramses”, ovvero l'inutile coacervo di banalità pseudostoriche e paternalistiche che la Mondadori ci aveva propinato nella stessa confezione di Excalibur, appena qualche settimana prima) ed è percorsa da tocchi di realismo che avevo trovato mirabili (ad esempio, i soldati che si ubriacano prima di iniziare una battaglia, per vincere il terrore).

Per completezza aggiungo che ho letto qualche altro romanzo di questo autore, ma non ne ho apprezzato nessuno allo stesso modo: quelli legati al ciclo di Sharpe mi sono parsi scontatelli e costruiti a tavolino, così come “L'arciere del re”... Gli ingredienti sono gli stessi – personaggi ben caratterizzati, una bella ambientazione storica, uno stile veloce e scorrevole, condito con eroismo, violenza, e un pizzico di sensualità – però amalgamati in fretta, nella ripetizione sempre uguale della medesima ricetta, ma questa volta senza passione, senza magia, con un pizzico di autocompiacimento – sgradevole – e troppe scene prevedibili. In due parole: godibili, ma troppo commerciali per essere davvero amati.

Decisamente migliore (rispetto a questi ultimi, ma assolutamente non a “Excalibur”) “Stonehenge”, i cui protagonisti però non mi hanno conquistato.

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