Se ti è piaciuto il mio blog


web

venerdì 5 aprile 2013

Raccontini Malati - Contenuti Extra


OFFERTA SPECIALE
di Otta Torielli

(racconto inedito)
 

Ero alla deriva nel reparto alimentari, combattuta tra lo yogurt dietetico (che auspicabilmente avrebbe concesso una tregua all'incremento di cellulite sulle mie natiche) e i lussuriosi gelati ciccia-bomba-porcello con doppia razione di cioccolato, caramello, croccante e guarnizione di meringa (che mi avrebbero rallegrato il cuore ed omaggiata di un adesivo carino), quando sono stata convocata al Punto d'Ascolto e quasi sono stata colta da infarto... Non mi era mai capitato di sentire il mio nome scandito dall'altoparlante in un luogo tanto affollato... Mi sono bloccata.

«La signora Nina Argenti è pregata di recarsi al Punto d'Ascolto... La signora Nina Argenti...»

Però ero proprio io, salvo omonimie! Che diavolo volevano da me? E come facevano a conoscere il mio nome? ...Non avevo la tessera, né tanto meno ero una frequentatrice abituale del supermercato... In realtà, se mi trovavo all'IperMondo, era più che altro per sottrarmi alla calura estiva e godermi i condizionatori...

...Alla terza chiamata, mi sono costretta a superare le mie perplessità e mi sono affrettata, speranzosa di essere la miliardesima cliente e di aver vinto un viaggio per due alle Bahamas – nei film ogni tanto capita – o una fornitura a vita di caramelle gommose...

Col senno di poi, posso affermare che invece avrei fatto meglio a scappare.

Subito.

A gambe levate.


Mi ha accolto una signorina bionda, slavata, che si è sforzata di sorridermi e che ha soffermato lo sguardo sulla mia spesa con aria di disapprovazione... Forse perché la portavo sottobraccio e in mano, anziché nel carrello; forse perché era costituita da solo da dvd a metà prezzo, patatine e gelati, e non si armonizzava con gli standard previsti per una ragazza della mia età, che i più preferiscono definire signora (maledetti più!)...

Ad ogni modo, ho contratto a mia volta i muscoli della faccia e ho restituito una smorfia educata a mo' di saluto...

«La signora Argenti?» ha interloquito la biondina, con gentilezza meccanica.

Io ho annuito, senza far caso al moccioso che ha fatto capolino da dietro le sue ginocchia secche, e mi sono limitata a lanciargli un'occhiata distratta, ansiosa, semmai, di conoscere il meraviglioso premio che mi spettava, o, alla peggio, lo stupido motivo che aveva indotto la madamigella a convocarmi lì...

Solo che il moccioso ha proteso le piccole braccia verso di me, sorridendo come se mi avesse riconosciuta, e ha detto: «Mamma!» guardandomi dritto negli occhi.


Non ho realizzato immediatamente, ma il nanerottolo ha avuto cura di ripetere l'assurdo epiteto ancora tre volte prima di strangolarmi i polpacci in un abbraccio bavoso. Mamma, mamma, mamma!

Ma chi accidenti era? Di certo non mio figlio, visto che non ne avevo...

«Bene signora...» ha belato la slavata, disponendosi a liquidare me e l'infante con qualche banalità di repertorio. «Allora...»

«Allora...» l’ho interrotta io sul piede di guerra, provando un certo godimento nel frantumare il suo sorriso, ebete quanto fasullo. «Mi spiega che è 'sta storia?»

«Come, scusi?»

«Il piccoletto qui non è mio figlio, e io non sono nemmeno sposata... Se è per questo che...»

«Oh, poveretta!» ha miagolato la gatta morta, questa volta con autentica partecipazione, rimirandosi prima la fede nuziale e poi, suppongo, l'anello di fidanzamento. «Mi dispiace tanto...»

«Ben gentile, a me no! Non voglio uomini per casa, nemmeno sui... due anni? Tre? Sia come sia, il bimbo non è mio! E non ne voglio saperne alcun che, chiaro? E non...»

«Ma, mamma!» ha protestato il piccino, aggrottando le sopracciglia e tirandomi un lembo del vestito...

«No “mamma”, coso, staccati... Io sono la signora Argenti, okay? E non ti conosco...»

«Signora, forse...» è intervenuta ancora la biondina, sconcertata...

«Tì che tei la mamma!» ha strepitato il nanerottolo, cocciuto, emettendo suoni sgradevoli e troppo acuti, che in capo a dieci minuti mi avrebbero certamente provocato un'emicrania... «La tei! Capito? Mamma!»

«Senta, signorina...» ho apostrofato allora la slavata sbirciando il cartello identificativo che aveva pinzato su una tasca della camicetta «...Vanessa... Le assicuro che se fosse mio figlio me ne ricorderei, e come minimo gli avrei già appioppato una sberla, a 'sta peste!»

«Mamma cattiva!» ha sentenziato il nano. E mi ha assestato un calcio in uno stinco con le sue minuscole scarpe. «Cattiva!» ha ribadito poi. «Cattiva! Cattiva!»

«Ma il bambino sostiene...» ha continuato la smorfiosa sempre più incredula...

«Il bambino sarà confuso» ho tagliato corto io. «E non ho intenzione di seguitare a discutere!»

«No! Tu tei la mamma! Nina Aggenti! Abitiamo a Pieta Ligu'e, Via Dante 77!!! Mi hai ciatto impalale l'indiliccio per q'ando mi peddi!»

«Corrisponde...» mi è sfuggito in un sussurro. E adesso era il mio turno di essere interdetta: come poteva il nano conoscere il mio recapito? E il mio nome?

«E' il suo indirizzo, signora?» ha incalzato la ragazza.

«Sì, ma....»

«Allora è evidente che il frugoletto è suo, perciò la prego...»

«No, non è evidente...»

«Tiiiii!!!» ha tuonato il bambino. E io ho cominciato a sudare, condizionatori o no... «Senti tu, coso, io non so nemmeno come ti chiami! E non mi interessa, per...»

«Lucio! Lucio Aggenti, con la “elle” di lavanello! B'utta! Mi chiamo Lucio!» E il bambino si è messo a piangere, a frignare, a gridare... E la gente ha iniziato a fissarci. Soprattutto me, una donna trionfalmente grassa, sui quarant'anni, con la spesa sotto le ascelle e un moccioso urlante appiccicato ai vestiti...

«Smettila... Taci...» gli ho ordinato, ma quello, osservandomi di sottecchi, ha preso a strillare più forte e a battere imperiosamente il piedino per terra... «Signora...» belava invece la slavata, mentre le mie confezioni di surgelati iniziavano a colare condensa sul pavimento, disseminando gocce ovunque...

Poteva andare peggio?

Certamente!


Un baffone in giacca e cravatta si è avvicinato, sornione, qualificandosi come il direttore. “Ci mancava solo questa”, ho pensato...

«Buongiorno...» ha detto. «Che succede?»

«Il bimbo sostiene di essere figlio di questa donna, ma lei nega.»

«Perché non è mio figlio!!!» ho sbottato io, con le vene del collo e delle braccia che cominciavano ad affiorare per il nervoso.

«Sciocchezze, signora, siamo stati avvertiti. Venga di là, nel mio ufficio...»

«Sciocchezze?! Come si permette!!» ma la mia rabbia spesso si stempera davanti a un bell'uomo... Non li voglio in casa, è vero, però ciò non significa che sia insensibile al loro fascino... E Mr. Baffo, con giusto una manciata d'anni più di me e in fin dei conti con la voce calda e cortese, non era affatto male: prestante, alto, elegante... Così, mio malgrado, ormai risultavo più querula che incollerita...

«Avanti le offro un caffé...» ha proseguito lui, infliggendomi il colpo di grazia e strappandomi un grugnito d'assenso. «Lei, Vanessa, si occupi un attimo del bambino, per favore...»

E come una taccheggiatrice, io sono stata accompagnata nell'ufficio del direttore…


Mi ha fatto accomodare su una poltrona in cuoio marrone, mi ha servito una bevanda al gusto di caffé, e ha detto: «Signora Argenti... Non so se si ricorda, ma questa non è la prima volta che viene nel mio ufficio... Ci siamo già incontrati questa mattina: è stata lei a chiedermi un colloquio. Di solito non ricevo così, senza preavviso, ma per lei ho fatto un'eccezione.»

«Signor...»

«Ponzoni.»

«Signor Ponzoni, scusi se la interrompo, ma credo che se fossi già stata qui con lei 'sta mattina non avrei potuto dimenticarlo...»

La frase suonava un po' ambigua, lo so... Soprattutto alla luce del fatto che non riuscivo ad evitare di sbattere le ciglia né di scivolare in un tono sempre più civettuolo. Ma nella mia testa era l'incipit di un film a luci rosse... Del resto, quello non poteva che essere un tentativo di seduzione perché io lì non avevo mai messo piede, meno che mai in mattinata... Ma il giochino non mi dispiaceva: se lui voleva fare il lupo cattivo, io sarei stata l'innocente pecorella... Poco importava che probabilmente un mio manrovescio avrebbe potuto ucciderlo: non volevo mica picchiarlo!!!

«Mi aveva avvertita che sarebbe stata scettica, ma glielo posso dimostrare... Stamane mi ha consegnato una foto, proprio allo scopo di vedersela restituita come prova nel pomeriggio... Eccola, qui.» Il direttore ha piazzato una busta al centro della scrivania, ma senza aprirla... «Prima di guardarla vorrei che ascoltasse quanto ho da riferirle, senza interrompermi... Lo può fare per me?»

Biscottino...” gli ho risposto nella mia mente – sebbene la faccenda della foto mi paresse un po' sospetta – “Per te potrei anche intonare un gospel mentre mi fanno il solletico e la pulizia dei denti...”

Naturalmente nel mondo reale mi sono limitata ad assentire.

«Perfetto. Ebbene: lei è nata a Genova, il 16 maggio di quarantadue anni fa, è insegnante di lettere a Loano, ama le composizioni floreali e i romanzi di Clive Barker. Anche se non lo sa nessuno, la sua più grande paura è essere chiusa in un ospizio per anziani... Il bambino, Lucio, è proprio suo figlio: abitate in Pietra Ligure, in via Dante 77. Lei soffre di un di un disturbo alla memoria per cui tende a rimuovere il piccolo dalla sua vita, però lo adora e non vuole perderlo... Quindi, per favore, non faccia altre storie e se lo porti via. Appena a casa ricorderà tutto: troverà i giocattoli, la stanza di Lucio, i disegni... Non si preoccupi, non è nulla di grave, e comunque sta facendo una cura. Si rimetterà presto, ne sono sicuro...»

Io no. Ero in tilt.

Pazza, madre, e neppure sedotta... Mon Dieu!

E Mr. Baffo sembrava conoscermi meglio di mia sorella...

L'unica cosa positiva era che i miei quasi acquisti erano rimasti al Punto d'Ascolto, in una piletta gocciolante, e che Vanessa aveva incaricato qualcuno di riportarli ai frigoriferi prima che si sciogliessero del tutto...

La foto rappresentava me e il nano, teneramente abbracciati, nel mio soggiorno.


Sconvolta, ho raccattato il moccioso e mi sono precipitata fuori – senza spesa, a parte i gelati, di cui avevo somma necessità – e mi sono infilata in macchina.

Sul sedile posteriore ho trovato un seggiolino per auto Chicco, un biberon con del succo di frutta, e qualche giocattolo sparso...

Ho desiderato di essere colpita da un fulmine.

Misericordia, magari avevo pure un marito... Possibile? Io? La zitellona acida? Ancora non ci credevo... Il piccoletto, se non altro, stava bravo, ed era persino sul punto di addormentarsi. Sono partita in tutta fretta, sottosopra, ma poi ho cominciato a riflettere... Che razza di situazione malata era? Se davvero ero una madre degenere a quel livello, non sarebbe stato più sensato chiamare i servizi sociali o almeno affidare il pupo ad un parente? E poi io ricordavo minuziosamente che cosa avevo fatto quella mattina: era il mio primo vero giorno di ferie e lo avevo trascorso rimanendo a letto sino alle 9.00, poi avevo fatto colazione, telefonato alla mia amica Ylenia, letto una rivista... No, i conti non tornavano...

 

A casa c'erano dinosauri di plastica ovunque, fotografie di noi due insieme, e un passeggino... Neanche l'ombra di un coniuge, però.

Chi diavolo è il padre?”, mi sono chiesta. Quindi, col tatto che mi ha sempre contraddistinta, ho scrollato Lucio fino a svegliarlo – tanto era ora di pranzo e gli stavo scongelando delle patatine – e mi sono dedicata a torchiare lui... A mio modo sono stata gentile e per la prima volta gli ho riconosciuto la qualità di persona umana: l’ho chiamato addirittura per nome, tuttavia la peste si è rifiutata di fornirmi risposte soddisfacenti.

Ho fatto un giro di telefonate... La cosa curiosa è che neanche mio fratello conosceva il presunto nipote, anzi era convinto che fossi ubriaca, mentre mia sorella spergiurava di essere stata la madrina al battesimo e mia madre di avergli fatto il bagnetto innumerevoli volte e di averlo portato al Luna Park... Nessuna delle due, però, sapeva con chi lo avessi concepito. In quanto alle mie amiche: Ylenia, Emanuela e Simona erano certe fossi sana di mente e senza figli, mentre Federica e Luisa ricordavano con chiarezza i nove mesi della mia gravidanza...

Dunque?

Dunque il pupo doveva essere un alieno infiltrato che condizionava le persone...

 

Ho provato a rivolgermi alla stazione di polizia. Prima ho negato che Lucio fosse mio figlio, descrivendo congiure e azzardando ipotesi pazzesche, stile vecchio film di fantascienza in cui l'universo impazzisce, tipo “L'invasione degli Ultracorpi”... Poi, fallito questo tentativo – anche lì avevano una mia foto con Lucio e mi conoscevano già –, mi sono autodenunciata come mamma irresponsabile, nella speranza di riuscire comunque a sbarazzarmi del nanerottolo... Niente, sono stata rispedita a casa.

Cavoli!

Ho guardato il bimbo, in preda allo sconforto...

...Non mi ricordavo di lui, non sapevo da che parte cominciare per allevarlo e neppure mi somigliava... Inoltre, diciamocelo, io un figlio non l'ho mai voluto! Soprattutto non già “anziano” e spuntato dal nulla... Però era carino, dovevo ammetterlo... Ed ero quasi prossima a commuovermi, quando quello ha strillato: “Cacca!”, e il profumino mi ha rivelato che il suo pannolone era colmo di doni...


Nei giorni seguenti ho desiderato alternativamente: di essere investita da un autotreno, di ammazzare il moccioso a colpi di martello, o di scoprire semplicemente la verità, quale che fosse...

A parte le difficoltà e gli inconvenienti del nuovo ménage familiare, ero devastata dalle circostanze: cercavo di continuare le indagini, c'erano molti buchi, molte lacune nella vicenda, ed un'infinità di incongruenze... A tratti mi convincevo di essere davvero matta e smemorata, e va bene, ma a tratti era Lucio ad inquietarmi... Lo vedevo come una presenza maligna, che per ora si accontentava di tramare nell'ombra, ma che presto avrebbe scatenato il male assoluto…

 

In linea di massima si comportava come un comune bimbo di tre anni, abbastanza adorabile e logorante, ma ogni tanto lo sorprendevo in atteggiamenti ...impossibili!

Conteggiava le calorie di quel che cucinavo, consultava testi di parapsicologia, si destreggiava con complessi programmi informatici, disinfettava di nascosto i bicchieri prima di bere...

Non riusciva a dire “sì”, ma pronunciava correttamente lemmi difficili anche per un adulto, e per giunta li usava con proprietà... Inoltre, mi sembrava che... facesse finta di giocare, come per ingannarmi, e che in realtà si dedicasse a non so quali speculazioni filosofiche – o complotti per conquistare la Terra, magari... –

Quando l’ho colto in flagrante mentre costruiva con i fiammiferi una perfetta riproduzione in scala della Pietà di Michelangelo, sono esplosa: mi sono armata di bastone per lavare per terra e l’ho costretto a confessare! Tutto sommato, non ho dovuto insistere troppo...

«Lla bene, te 'o dico, ma ciolo pecché qui è tellibile...»

«Oddio! E piantala di parlare in questo modo idiota! Mi irriti, piccolo impostore! E so che ti esprimi benissimo, se vuoi...»

«Ouf, grazie! Non sai quanto è faticoso parlare così... O adeguarmi al livello di un bimbo terrestre...»

«Voglio sapere chi sei. E il perché di questa messa in scena...»

«E' una faccenda complicata, in teoria dovresti considerarti fortunata...»

«Perché passo per pazza o perché ho una bocca in più da sfamare?»

«Ehi, mica mangio tanto! E poi, diamine, ma ti sembra il modo di alimentare un bambino piccolo? Surgelati, fritti... Mi farai venire il colesterolo prima della pubertà!!!»

«Senti, bello...»

«Okay, okay... Arrivo al punto. Non sono un alieno, vengo da un mondo parallelo...»

«A be', allora...»

«Non, ti sto prendendo in giro...»

«Non adesso. Lo so. Continua...»

«Si tratta di un mondo simile a questo, ma con regole più semplici e più divertenti... Ne avrai già letto, anche se sotto forma di narrazione fantastica... Ad ogni modo, c'è un mercatino dei bambini, convenzionato con il vostro Supermercato, l'IperMondo, dove, appunto, si possono comprare o vendere bimbi dai sei mesi agli otto anni, di varie nazionalità... Non è un commercio sotto banco o illegale: i bimbi non si mangiano, ma vengono acquistati da famiglie amorevoli che se ne occupano, e che di norma arrivano dalle vostre zone... I piccoli hanno prezzi elevati, ma sono vaccinati e di ottima qualità...»

«Vai avanti...»

«Ebbene, qui, come in tutti i centri commerciali, di tanto in tanto si fanno delle operazioni di marketing: sconti, tre per due, etc... Io sono stato scelto per un'offerta speciale, e mi hanno regalato a te... Sei stata selezionata perché il tuo profilo corrisponde alla cliente modello: quarantenne zitella e senza prospettive di accoppiamento...»

«Con questo intendi che sono grassa...?»

«E scorbutica ed egoista... Più che altro un po' cozza.»

«Carino...! Ti informo che non ho alcuna difficoltà a reperire carne fresca...»

«E a tenertela?»

Colpita e affondata.

Mi sono limitata ad esternare il mio disappunto inarcando un sopracciglio.

«...Comunque, di norma, le donne nelle tue condizioni hanno molto amore da dare e adorano i bimbi... E se li ricevono senza… affaticarsi sono ben contente. Se avessero un'occasione come la tua sarebbero entusiaste e arrafferebbero il pupo senza tante questioni...»

«Temo che i mocciosi siano una merce un po' sopravvalutata nei vostri paraggi... E infatti per piazzarti hanno dovuto regalarti!»

«Ehi, piano, l'omaggio fa parte della promozione! E se sono stato scelto io è proprio perché sono tra i prodotti migliori...»

«Oh, ti hanno detto così?»

«Piantala! Sei cattiva!»

«E' vero» ho ammesso compiaciuta. Poi, riflettendo, ho chiesto: «Però io che c'entro, scusa? Non apparteniamo nemmeno allo stesso piano di realtà...»

«Te l'ho detto che siamo convenzionati con l'IperMondo...»

«Continuo a non capire...»

«La tua reazione normale avrebbe dovuto essere di suprema gioia, e poi saresti dovuta diventare una cliente affezionata dell'ipermercato, associandolo in automatico al lieto evento... Non solo: lo hai sottolineato tu stessa, i figli costano! Nel tuo caso non da subito, visto che ti abbiamo dotata di accessori e robe varie, ma alla lunga... Tra vestitini, cibo, spese scolastiche e mediche...»

«Mmm... Un po' come lo spacciatore che ti regala il primo assaggio di cocaina...»

«Esatto...»

«Però sei diverso da un bimbo terrestre... Più... vecchio

«Il nostro sviluppo mentale è diverso, più rapido... Dopotutto provengo da un mondo parallelo: di norma veniamo modificati geneticamente... Siamo articoli molto richiesti.»

«E i ricordi discordanti dei miei parenti e amici? Non avete operato con troppa efficienza…»

«E’ che non tutti amano i bambini… Il condizionamento fa leva su quello, e ci sono soggetti meno ricettivi… Probabilmente nella fattispecie gli addetti hanno agito con eccessiva fretta, in più le tue frequentazioni vantano numerosi esemplari come te, particolarmente ostici agli infanti.»

«Okay, chiaro. Un'ultima domanda: come faccio a sbarazzarmi di te?»

Il piccolo Lucio ha deglutito.

«Vuoi sbarazzarti di me...? Sul serio?»

Io ho annuito, gongolando sadica... Il moccioso ha ritrovato la dignità e si è ricomposto: «Puoi sporgere reclamo, ma le procedure sono lunghe… Spesso infruttuose... Non che a me faccia impazzire l'idea, anzi, però, sai, ti conviene tenermi...»


...Immagino che se il pupo fosse capitato ad una qualsiasi altra ragazza, impostore o no, le cose sarebbero andate proprio così: alla fine avrebbero fatto amicizia, lei gli avrebbe insegnato le abitudini umane, lui le avrebbe prestato assistenza nella vecchiaia, ed evitatole il temuto ospizio... E sarebbero vissuti insieme per sempre felici e contenti... Stupendo.

Ma io non sono una qualsiasi altra ragazza, sono io, e lui mi aveva dato della cozza...

Morale della favola?

Ho messo un annuncio su eBay e sono riuscita a sbolognarlo per € 1.947,00. Probabilmente con una causa per risarcimento danni avrei spuntato una cifra maggiore, ma non sono avida e volevo chiudere la faccenda prima possibile...

In quanto a me, ormai sono finita in una Casa per Anziani, sola e senza amore, proprio quel che temevo di più… La detesto, ma è sempre meglio che aver sacrificato i miei anni migliori ad un infante incontinente.

Non sono mai più tornata all'IperMondo.

Nessun commento:

Posta un commento