LO
SCOPONE SCIENTIFICO
(1972)
Precursore
della commedia nera, strappa risate e nel frattempo anche la pelle.
Feroce,
drammatico, amaro. Ma divertente. Solo che è un divertimento che
affonda le sue radici nella miseria e nel dolore. Lo avverti come una
colica renale, ma non puoi staccartene: ti conquista, ti incolla allo
schermo. Ti lacera.
Il
tema principale è la lotta di classe genialmente rappresentata da
una (molte) fatidica partita a carte (ma non solo)… Però senza la
denuncia sociale che sovente vi si accompagna: in un modo o
nell’altro, sotto molteplici punti di vista, sono tutti da
commiserare, poveri e ricchi, e sono tutti colpevoli da biasimare,
compresa la variegata e ben caratterizzata umanità dei borgatari,
che partecipano alla vicenda con una funzione simile al coro greco.
Certo
la perfida miliardaria più di tutti, ma anche se non puoi evitare di
odiarla, come puoi non trovarla atrocemente simpatica?
Magistrali
gli interpreti, Sordi e la Mangano, ma soprattutto lei, Bette Davis,
dalla crudeltà sopraffina, dallo sguardo che incenerisce e
dispregia… Satanica, beffarda, malvagia. Di una perfidia
insinuante, che man mano la vicenda si dipana si spiega in tutto il
suo rapace splendore.
C’è
anche la parte di Domenico Modugno (sì, proprio il cantante) che
veste i panni del baro ed ex amante della Mangano, Righetto.
Adorabile il confronto – su più piani – tra lui e Sordi, il
legittimo marito (bravo anche Cotten, schiavo morale della
vecchiaccia-Davis, ma meno interessante)...
Trama
avvincente, ritmo incalzante, sceneggiatura perfetta.
Magnifico
quanto terribile il colpo di scena finale.
Intramontabile.
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