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venerdì 19 aprile 2013

Uno spaccato della piccola realtà di paese...


ANDREA VITALI


Scrittore prolifico e corale, godibilissimo, che ha finito col regalarci un intero paesino, il suo: Bellano, sul lago di Como.

Tutti i suoi romanzi, infatti (se la memoria non mi inganna), sono ambientati qui, in questa ridente cittadina (che sa anche un po' di cu – lettera misteriosa – o, come considera incidentalmente uno dei suoi personaggi), sebbene possano riferirsi ad epoche diverse: il 1931 come gli anni '70. Intanto gli eventi storici, pur tratteggiati con esattezza, non sono importanti, ma divengono contorno, occasione, sfondo... Ciò che è determinante, se mai, sono le persone, così comuni e normali da risultare incredibili, benché credibilissime, ma che spesso riescono a stupirci.

Vitali ci offre uno spaccato della piccola realtà di paese, ma anche dell'italianità tutta, ritratta attraverso i rapporti, gli equivoci, e i piccoli (e meno piccoli) screzi che si intrecciano tra gli abitanti, talvolta insistendo su pulsioni abiette o comportamenti censurabili, talaltra limitandosi a sogghignare, in lontananza, narrando senza raccontare, mostrandoci la varietà umana nei suoi molteplici aspetti, sovente macchiettistici, ma assolutamente realistici e veritieri.

Di solito procede a piccole pennellate che a poco a poco si compongono in un affresco enorme: le vicende, che lì per lì appaiono indipendenti, si intrecciano e contribuiscono, tra una sotto trama e l'altra, a creare e a risolvere un piccolo mistero o a delineare una sorta di assurda burla, entrambi, che però, dato il contesto abilmente costruito, risultano coerenti, quasi inevitabile.

Vitali ci illustra la superficie, ma sottintendendo tutto ciò che si staglia al di sotto di essa, senza commentarla, ma permettendoci di intuirla con esattezza e lucidità.

Lo stile è semplice, fluido, garbatamente ironico, ma pregno di modi dire e di espressioni del linguaggio colloquiale, con qualche tocco di invettiva. Perfetto per il testo che scorre rapido, immediato, e che provoca un sorriso quasi ad ogni pagina, incluse quelle agrodolci.

A farci sorridere sono soprattutto i personaggi: assai caratterizzati oppure abbozzati con arte, quasi dei “tipi”, talvolta, che spesso ragionano con una logica spiazzante ma incontrovertibile, fatta di buon senso, ingenuità, saggezza popolare, congetture, e qualche punta di meschinità.

Lo sguardo dell'autore è sornione, ma privo cattiveria: piuttosto benevolo, e percorso da continue correnti di simpatia. Brillante, arguto, scanzonato, anche quando la beffa sfiora la tragedia e i toni si fanno più dolenti...

Tanti hanno paragonato Vitali a Piero Chiara, ma al di là delle similitudini relative all'ambientazione e alla freschezza dello stile, trovo che questi due artisti non siano troppo vicini: Chiara è più profondo, più amaro, si concentra su meno personaggi per volta, mentre Vitali è il primo a ridere delle sue battute, e un po' forse anche di sé stesso: mentre scrive si diverte da matti, e si vede! Perché, al di là del tema trattato, trasmette sempre una certa levità, una vivace gioia interiore, laddove invece, magari Chiara collocherebbe un momento drammatico o una sfumatura nostalgica.

Una parte di me sarebbe piuttosto tentata di assimilarlo a Camilleri, ma lo scrittore siciliano è più feroce, più incisivo, più affascinante, e, devo ammetterlo, le sue trame sono meglio strutturate. Quindi quella parte di me deve tacere.

Tra i romanzi di Vitali ho apprezzato particolarmente: “Un amore di zitella”, “Una finestra vista lago”, “Olive comprese”, “Il Meccanico Landru” e “La signorina Tecla Manzi”... Anche se, ad essere sinceri, alla lunga sembrano tutti uguali, pur nella loro ricchezza di spunti, di riflessioni, e di stilemi linguistici, perché le caratteristiche di fondo sono sempre le stesse... Benché piacevolissime da riscoprire.

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