IL
PROFUMO DELLE FOGLIE DI LIMONE
di Clara Sanchez
Una
piacevole lettura da treno.
Di questo si
tratta, niente di più. Un romanzo gradevole, garbato, scritto con
grazia, con uno stile attento ai particolari (suoni, rumori, odori),
ma statico, misurato, introspettivo, impreziosito da un accento
intimo e tenero.
Una storia
che ha ritmo, che incuriosisce, ma che volte rallenta e si ferma.
Aspetta. Incespica. Inciampa.
Un bello
spunto di base, stimolante, originale, sviluppato, però, con
superficialità, in cui il riferimento al Nazismo è un mero pretesto
per rappresentare il male che si cela, subdolo, anche sotto
l’apparenza più bonaria.
Un assioma
un po’ facile, se vogliamo, che sfrutta e strumentalizza una
tragedia immane, solo per destare la curiosità del pubblico. Ma
senza malafede, oso affermare, solo con eccessiva indelicatezza e
ingenuità. Perché, fondamentalmente, all’autrice l’Olocausto
non interessa proprio: è solo occasione, sfondo, tappezzeria. Per
esemplificare il male, dicevo… Ma anche per mettere a confronto due
generazioni (Sandra/Juliàn, e Sandra/Karin e
Fredrik), e due modi diversi di affrontare
la vecchiaia, che, nonostante le similitudini d’obbligo, si
contrappongono (Juliàn, con i suoi tormenti – anche economici –,
i suoi scopi, la solitudine, i ricordi dolorosi, le angustie,
l’accettazione della sua condizione… La coppia di anziani
Nazisti, ambiziosa, nostalgica, arrogante e, talvolta, preda della
paura del tempo che passa…).
La trama?
Sandra, una ragazza incinta che non sa che fare della sua vita e che
per questo si è concessa un momento di riflessione, incontra due
amabili vecchietti che la “adottano” e la fanno entrare
stabilmente in casa propria. Parallelamente Juliàn, un ebreo ormai
anziano a suo tempo scampato ai campi di concentramento, sta
indagando proprio sugli stessi nonnini che in realtà non sono che
due ex Nazisti, che non hanno perso le antiche abitudini, ma vi
hanno solo dovuto rinunciare per opportunità, in attesa di potersi
in qualche modo riorganizzare.
Ovviamente
Sandra e Juliàn faranno amicizia e decideranno di collaborare.
Tutto
sommato, Juliàn è un personaggio abbastanza interessante, ma
Sandra, per quanto piacevole, fresca, e briosa… Beh, risulta un
tentino inverosimile… Troppo illogica, incoerente. Sembra che le
sue decisioni scaturiscano dalle esigenza narrative più che da
motivazioni interiori che, per quanto l’autrice si affanni a
spiegare e a giustificare, proprio non appaiono naturali. Invece,
sono stati resi con efficacia i vecchi Nazisti. Non solo Karin e
Fredrik, ma anche gli altri. Cattivi, certo, a volte troppo, senza
redenzione o spazio per il dubbio, altre con qualche sfumatura. A
volte, solo patetici.
Il finale è
approssimativo, frettoloso. Irrisolto. Ma nel complesso il romanzo è
discreto, leggero, con una bella ambientazione. Propone il tema del
Nazismo in modo insolito, che avrebbe potuto essere davvero
interessante, se solo fosse stato indagato più a fondo.
In una
parola: carino (aggettivo positivo, ma che contiene un pizzico di
insulsaggine, e due di frivolezza). Ma che, come spesso accade, come
caso letterario è del tutto ingiustificato.
Nessun commento:
Posta un commento