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sabato 25 maggio 2013

L’uomo è cattivo, senza rimedio, senza riscatto...


DISTRICT 9

Un film geniale: mascherato da lungometraggio di fantascienza (in stile documentaristico) è in realtà una denuncia contro il razzismo e l’apartheid in particolare.
La scena, infatti, si svolge a Johannesburg, in Sudafrica, nel Distretto 9: una sorta di fatiscente baraccopoli dove dagli anni ’80 sono stati relegati gli alieni (detti “gamberoni” giacché somigliano a dei crostacei antropomorfi, decisamente sgradevoli e volutamente bruttarelli) che, in seguito ad un guasto alla loro astronave, sono stati costretti ad atterrare sulla terra, mezzi morti di stenti. Qui vivono in condizioni pessime, affamati e sporchi, nutrendosi di cibo per gatti (di cui sono golosi, al limite della dipendenza) e venendo coinvolti nel mondo criminale nostrano.

E se in principio anche noi guardiamo agli alieni come ad un problema ed un fastidio, nella prosecuzione della pellicola è con loro che simpatizziamo e ci immedesimiamo… L’uomo è cattivo, senza rimedio, senza riscatto (atroce la parte relativa alla sperimentazione scientifica), pronto solo ad approfittare del prossimo, a sfruttarlo, e poi a buttarlo via… Salvo quando la sua prospettiva viene coattivamente ribaltata e si trova, suo malgrado, nelle stesse condizioni di chi fino a poco prima ha solo disprezzato. Perché finalmente apre gli occhi. E il cuore.
Una concezione degli alieni originalissima, in cui gli stessi sono visti non come minacciosi invasori, ma neanche come creature superiori in missione di pace, o teneramente affettuose, ma alla stregua di profughi, sporchi e ripugnanti… che però si rivelano straordinariamente umani.
Una pellicola spettacolare, intelligente, che fonde film verità, action-movie, e splatter, e che non punta solo sugli effetti speciali, ma che vanta una trama solida e intenti lodevoli, specie sul piano morale.

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