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mercoledì 15 maggio 2013

Un film delicato, onesto, spontaneo.


NOS JOURS HEUREUX
di Eric Toledano

(“Primi amori, primi vizi, primi baci”)



Non fatevi ingannare dall'imbarazzante titolo italiano – che quando il film è uscito nelle sale, nel 2006 (o 2007?), mi ha costretta ad evitare i cinema come la peste –... Sarebbe un errore, perché trattasi di una piccola leccornia, ingiustamente ignorata (credo, proprio a causa degli scriteriati traduttori)!

Non è un capolavoro, va bene, ma resta una di quelle pellicole per tutta la famiglia che sempre è bello rivedere insieme e che ti lasciano qualcosa di dolce e prezioso... Che continui a riassaporare con delizia e che senz'altro ti mettono di buon umore, anche in un giorno di pioggia...

La trama è semplicissima: un eterogeneo gruppo di adolescenti e bambini va in campeggio e, tra mille problemi che col tempo si risolvono da soli e disavventure tragicomiche, affrontano le loro prime esperienze a base di pianti e risate, alla scoperta degli altri e di sé stessi. E questo non vale solo per i ragazzini, ma anche per gli animatori, adulti che a volte sono più infantili dei piccoli, tragicamente inadeguati al loro ruolo. Tutti, però, si divertono un sacco!

Il film vanta una fantastica varietà di personaggi assolutamente sorprendenti (il mio prediletto è Timoty, il dodicenne belga, ma anche Caroline, l'animatrice timida, è uno spettacolo assurdo!), inclusi quelli che di primo acchito non si presentano benissimo...


Un film delicato, onesto, spontaneo. Tenero, ma privo di melensaggini o stucchevolezze. Spassoso – in qualche punto davvero da sbellicarsi –, ma senza demenzialità fini a sé stesse o volgarità gratuite.

Una bella commedia, con poche pretese, ma dai risvolti spesso inaspettati. Brillante, divertente, genuina, in cui tutto finisce bene, anche se non proprio nel modo che ci si sarebbe immaginati.

Lascia un po' di nostalgia, magari, in coerenza con il titolo francese (i nostri giorni felici), specie se si è tra i fortunati che al campo estivo almeno una volta ci sono stati davvero, come probabilmente è accaduto al sig. Toledano... che prima ti fa vivere questa straordinaria esperienza “da dentro”, come partecipante, e poi, nell'ultima scena, passati gli anni, ti porta invece ad osservarla “da fuori”, come qualcosa che è passato e non potrà più tornare, e da cui, ormai, sei irrimediabilmente escluso. Perché sei cresciuto, sei responsabile, sei un genitore. Sigh!

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