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venerdì 24 maggio 2013

Tanti pregi... ma anche tanti difetti.


CARLOS RUIZ ZAFÓN



Uno scrittore potente, romantico, capace di incantare, di creare atmosfere magiche, altamente suggestive, ricche di descrizioni intense e pregne di bellezza, di riverberi, di luci e di ombre, con qualche sfumatura macabra o inquietante.

Zafón sa costruire trame complesse, accattivanti, un po' barocche, in cui abbondano misteri, intrighi, e segreti oscuri.

I suoi personaggi sono sempre molto caratterizzati, pronti per affascinare e per suscitare sentimenti forti, nel bene e nel male... Bellissimi o bruttissimi, e dal cuore gonfio di passione, e, talvolta di rimpianto, di nostalgia, di dolore.

Le ambientazioni sono dettagliate, e sembra di respirare la stessa aria dei protagonisti, perché i luoghi vengono colti nella loro essenza più viva e ti entrano dentro (Barcellona, soprattutto) diventando parte di te.

Lo stile è poetico, ma molto scorrevole, attento alla scelta di vocaboli evocativi.

Insomma, tanti pregi... ma anche tanti difetti.

Credo di aver letto tutti i suoi romanzi tradotti in Italia, e posso affermare che in quanto a tematiche quest'autore si rinnova poco (chissà perché quest'ossessione per le “creature meccaniche”?)...

Il punto di partenza è sempre interessante, ma quasi sempre va alla deriva: la storia si perde e diventa inverosimile... I personaggi sono quasi tutti eccessivi: troppo buoni, troppo malvagi, troppo consumati dall'odio: sembrano tagliati con il coltello e non risultano credibili, apparendo quasi delle caricature.

Anzi, a confrontarli complessivamente, considerando i vari romanzi, sono tutti uguali, una dozzina di “tipi” che si ripetono, neanche si trattasse di maschere da indossare.

Indubbiamente, esaminando le sue opere in ordine cronologico, dalla prima all'ultima scritta, si notano rilevanti miglioramenti ed infatti i suoi lavori più riusciti (che qui sono arrivati per primi) sono gli ultimi. Ma non per questo esenti da difetti.

Intendiamoci, le caratteristiche positive mantengono comunque viva la tua attenzione fino alla fine, e ti invogliano a continuare, a finire... Le trame sono coinvolgenti, e tu ti senti quasi da subito completamente assorbito, rapito, affascinato...

Solo che a volte, dopo che hai terminato il libro, non ti resta granché, salvo la sensazione di essere stato ingannato, deluso...

Alcuni sono davvero scontati, tanto che fanno pensare a delle operazioni commerciali. Allo stesso tempo, però, la scrittura sembra così sofferta in certi punti, e Zafón pare così tanto metterci l'anima, che forse si tratta solo di limiti...

In effetti, credo che la forza di questo autore sia anche la sua maggior debolezza: sentire tutto con lo spirito e l'innocenza di un ragazzino che si sta affacciando per la prima volta all'amore e alla sofferenza e che vede ogni cosa in termini assoluti, senza grigi... Questo può spiegare la meraviglia, il senso di stupore, e di bellezza, ma anche l'inverosimiglianza di tante trame e dei personaggi...

I più belli (ma sempre con riserva) per me sono: “L'ombra del vento” e “Il gioco dell'angelo”, collegati fra loro.

I più deludenti (e adolescenziali), sia pur piacevoli: “Il principe della nebbia”, “Marina”, “Il Palazzo della Mezzanotte”, “Le luci di settembre”.

A metà “Il prigioniero del cielo”.

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