IL
POPOLO DELL'AUTUNNO
di Ray Bradbury
Un
capolavoro!
Di
Bradbury ho amato i racconti – “Paese d'ottobre” più di
“Cronache marziane” – e naturalmente “Farhaneit 451”, che
sarà pure il suo romanzo più famoso, ma di certo non il migliore...
perché il migliore è questo! Narrazione, costruzione testuale e
prosa sono superiori: più rari, più magici, più originali... Così
la trama, i personaggi, lo stile!
Misericordia!
La verità è che quest'opera è qualcosa di unico, di irripetibile,
che ti avvince dalla prima riga e assai dopo l'ultima, perché ti
rimane impressa nel cuore, per sempre, con lettere calde, piene
d'amore.
Un
romanzo di genere, si potrebbe obiettare.
Ma
sarebbe meglio stare zitti: quando un'opera è valida – e questa la
è – è valida e basta, poco importa che non si apprezzi il
fantastico. Tanto questo libro lo trascende, è letteratura!
Non
lo affermo solo in quanto amante del Fantasy (nella sua accezione più
vasta, comprendente anche horror e fantascienza), lo dichiaro come
lettrice! Gialli e thriller – i generi prediletti dal mio Perfido
Marito – in generale mi lasciano indifferente, però, se incappo in
un thriller pregevole lo leggo comunque, perché lo merita.
Esattamente
come “Il Popolo dell'Autunno”, che, a prescindere dal tema
fantastico, risulta un classico senza tempo.
Non
importa se è poco conosciuto, se passa in secondo piano nella
produzione “bradburyana”. E' una lacuna, questa, che si dovrebbe
colmare.
Fiabesco
al massimo, suggestivo e profondamente lirico... con un che di
nostalgico ad impreziosirlo. Una fiaba nera, però, che fa paura. Ma
senza spruzzi di sangue o ammazzamenti. Una fiaba che scende in fondo
ai tuoi desideri e li tramuta in incubi, perché sei tu che scegli
così, ci scivoli dentro, ignaro, senza accorgertene... Una fiaba che
non è una fiaba, ma molto di più: una storia di amicizia e di
amore, un racconto sulle lusinghe del male, sull'innocenza e sulla
corruzione... Una metafora sulla vita e sul suo significato ultimo. E
anche su te stesso.
Personaggi
stupendi, intensi, vibranti... Persino i cattivi: l'Uomo Illustrato,
la Strega della Polvere... E che ne è stato del Venditore di
Parafulmini?
La
prosa, poi, è irraggiungibile: densa di simboli, scorrevole,
limpida, tesa... Perfetta. Con un'attentissima scelta di vocaboli:
ogni frase è poesia e ci incanta con un'atmosfera fatata, con un
senso di sospensione perenne, di illusione, che può diventare
terrore o sgomento. O un gioco di specchi.
Un
sogno che si fa scrittura.
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