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venerdì 10 maggio 2013

Una fiaba nera, però, che fa paura...


IL POPOLO DELL'AUTUNNO
di Ray Bradbury



Un capolavoro!

Di Bradbury ho amato i racconti – “Paese d'ottobre” più di “Cronache marziane” – e naturalmente “Farhaneit 451”, che sarà pure il suo romanzo più famoso, ma di certo non il migliore... perché il migliore è questo! Narrazione, costruzione testuale e prosa sono superiori: più rari, più magici, più originali... Così la trama, i personaggi, lo stile!

Misericordia! La verità è che quest'opera è qualcosa di unico, di irripetibile, che ti avvince dalla prima riga e assai dopo l'ultima, perché ti rimane impressa nel cuore, per sempre, con lettere calde, piene d'amore.

Un romanzo di genere, si potrebbe obiettare.

Ma sarebbe meglio stare zitti: quando un'opera è valida – e questa la è – è valida e basta, poco importa che non si apprezzi il fantastico. Tanto questo libro lo trascende, è letteratura!

Non lo affermo solo in quanto amante del Fantasy (nella sua accezione più vasta, comprendente anche horror e fantascienza), lo dichiaro come lettrice! Gialli e thriller – i generi prediletti dal mio Perfido Marito – in generale mi lasciano indifferente, però, se incappo in un thriller pregevole lo leggo comunque, perché lo merita.

Esattamente come “Il Popolo dell'Autunno”, che, a prescindere dal tema fantastico, risulta un classico senza tempo.

Non importa se è poco conosciuto, se passa in secondo piano nella produzione “bradburyana”. E' una lacuna, questa, che si dovrebbe colmare.

Fiabesco al massimo, suggestivo e profondamente lirico... con un che di nostalgico ad impreziosirlo. Una fiaba nera, però, che fa paura. Ma senza spruzzi di sangue o ammazzamenti. Una fiaba che scende in fondo ai tuoi desideri e li tramuta in incubi, perché sei tu che scegli così, ci scivoli dentro, ignaro, senza accorgertene... Una fiaba che non è una fiaba, ma molto di più: una storia di amicizia e di amore, un racconto sulle lusinghe del male, sull'innocenza e sulla corruzione... Una metafora sulla vita e sul suo significato ultimo. E anche su te stesso.

Personaggi stupendi, intensi, vibranti... Persino i cattivi: l'Uomo Illustrato, la Strega della Polvere... E che ne è stato del Venditore di Parafulmini?

La prosa, poi, è irraggiungibile: densa di simboli, scorrevole, limpida, tesa... Perfetta. Con un'attentissima scelta di vocaboli: ogni frase è poesia e ci incanta con un'atmosfera fatata, con un senso di sospensione perenne, di illusione, che può diventare terrore o sgomento. O un gioco di specchi.

Un sogno che si fa scrittura.

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