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giovedì 16 maggio 2013

L'amore assoluto del padre per questa figlia storta...


IL PAPA' DI GIOVANNA
di Pupi Avati

(romanzo e film)
[il post contiene spoiler!]


L'idea iniziale era quella di concentrarmi esclusivamente sul romanzo, scritto dal regista e da cui lo stesso ha tratto il film. Solo che, mi rendo conto, sono così simili, nonostante tutto, così fedeli l'uno all'altro, anche per linguaggio, per atmosfera, che alla fine risultano quasi complementari (mentre leggi il libro, rivivi le scene del film, mentre guardi gli attori sul set, senti la narrazione scorrere nella tua testa) per cui tanto vale che consideri entrambi...
 

Il tema è drammatico: l'amore assoluto del padre, Michele Casali, timido e dimesso insegnante di Liceo, per questa figlia storta, che non solo è brutta e sgradevole, ma anche cattiva e pericolosa. E, tuttavia, pur essendone conscio, lui non può che accettarla com'è, continuando ad amarla con dedizione e devozione totali, rinunciando a sé stesso e al mondo, senza rimproveri, senza rimpianti, ed anzi, addossandosi in qualche modo le colpe della figlia e trovando il suo tristissimo ritaglio di felicità.

Un personaggio che fa tenerezza, Michele Casali, quasi pena: un perdente, uno sconfitto... Ma, a suo modo, pateticamente, un uomo forte, generoso, sensibile, cui, tutto sommato, per realizzarsi, basta una cosa sola: sua figlia.

L'opera è divisa in due parti: la prima, intensissima e stupenda, inizia nella Bologna degli anni '30 e ci presenta Giovanna come una liceale sgraziata, bruttina, ma intelligente e dotata, che ha un rapporto privilegiato con il padre, fatto di complicità e piccole intese, il quale, però, a sua volta è preoccupato per lei, perché teme di averla illusa, di averla caricata di troppe aspettative, e che il suo amore, così sconfinato e protettivo, possa, alla fine, rivelarsi nocivo... E, infatti così avviene, nel modo più tragico e drammatico, più feroce, che porta la figlia ad affrontare un processo per omicidio volontario. E qui il quadro su Giovanna (e quindi anche su Michele, che per primo intuisce quel che sta accadendo e che, anziché inorridire o respingere la figlia, si ostina a proteggerla, e a giustificarla, pur cogliendo nella sua interezza l'enormità degli avvenimenti...) si amplia, si arricchisce, dimostrandoci che la diciassettenne ha sempre avuto una percezione alterata della realtà, e gravi scompensi psichici. A poco a poco l'autore ci fa scendere nell'abisso in cui Giovanna è sospesa, sconvolgendoci e disgustandoci. Solo in apparenza, infatti, Giovanna è un'adolescente fragile e quieta, perché si rivela un mostro gonfio di rancore, incapace, peraltro, di rendersene conto e di governare i suoi sbalzi di umore, ma non per questo più facile da scusare.

La seconda parte, invece, ci offre un affresco storico del periodo relativo alla Seconda Guerra Mondiale. Però l'attenzione si allenta, l'interesse cala.. L'affresco in sé non è sgradevole, non ci sono giudizi, condanne: il punto di vista cerca di essere oggettivo... Il problema, però, è che al lettore/spettatore della guerra adesso importa poco, e anche della vicenda di Delia (la madre di Giovanna) e del suo nuovo amore... Ciò che interessa sono piuttosto Giovanna e suo padre... Ma qui passano in secondo piano, si perdono, laddove dovrebbe essere il contesto storico a rimanere sullo sfondo... Peccato.

Una storia toccante, struggente, a tratti, forse, troppo, perché scade un po' nel sentimentalismo, mentre l'involuzione di Giovanna, una volta fatto il suo ingresso in manicomio, appare troppo repentina. Ma nel complesso, l'opera è pregevole, con un magnifico approfondimento psicologico dei due personaggi principali (mirabile la parte iniziale in cui in Michele si insinua il dubbio, che diviene tormento, e poi mal riposto sollievo circa le azioni della figlia), e con dei bei ritratti di contorno. Il dramma di una brutta tra i belli (la madre, la migliore amica...), e di suo padre, che crede di averle rovinato la vita, quando poi, invece, emergerà – ma appare evidente quasi da subito – che è stato soprattutto il rapporto con la madre (bellissima) a compromettere Giovanna, che si è sempre sentita rifiutata, ed al contempo era tragicamente consapevole di non poter eguagliare lo splendore materno.

Per quanto concerne il romanzo: la prosa è rapida, suggestiva, limpida, e al contempo nostalgica e dolente, con punte di immensa bellezza e profondità.

Il film, invece, vanta interpreti di prim'ordine: primi fra tutti Silvio Orlando (il papà) e Alba Rohrwacher (Giovanna), al cui cospetto gli altri attori scompaiono, compresi Ezio Greggio – nel suo primo ruolo drammatico - e Francesca Neri.

Magari non malaccio, di per sé, ma che a confronto appaiono rigidi e impostati.

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