MONTY
PYTHON: IL SENSO DELLA VITA
(1983)
Umorismo
inglese ai massimi livelli: surreale, intelligente, arguto.
Utilizza
il non sense e l'ironia, il paradosso e la satira sociale, ma è
dissacrante, trasgressivo, a tratti persino un po' disgustoso (il
signor Creosote, in particolare), con qualche accento splatter.
Il
film è suddiviso in episodi e affronta le sette fasi della vita
dell'uomo, dalla nascita alla morte, cercando di carpirne il senso...
...Ma
alla fine il senso c'è davvero?
A
volte la pellicola pare suggerire di no e nel finale la soluzione
viene consegnata in busta chiusa (di cui non svelo il contenuto)...
Ma probabilmente il segreto sta nel pesce, ossia in quel siparietto
che compare “alla metà del film”: il momento più difficile da
decifrare, ma anche quello che alla fine continua a viaggiarti in
testa, insinuandoti tra i tuoi pensieri e offrendoti interpretazioni
diverse a seconda dell'angolazione da cui lo scruti... Probabilmente
perché il senso della vita sfugge, ma a volte ti sembra di
afferrarlo, e magari lo fai davvero... Quando riesci a spogliarti
delle sovrastrutture sociali e dai falsi valori imposti dall'alto:
dalla religione, dalla politica, dalla scuola... Perché non si è
nascosto, lo hai sempre avuto davanti, ma tu finora non sei mai
riuscito a vederlo...
A
supporto di questa tesi, una curiosità: il titolo provvisorio
dell'opera era proprio “Fish”, pesce.
Un
film iperbolico, cinico, che trasuda humor nero e che regala sketch
pazzeschi (il prologo con la guerra fra gli impiegati, la lezione di
educazione sessuale, i menu per la conversazione, le conseguenze del
mancato uso del preservativo...).
Metafisico,
sarcastico, godibilissimo, sottilmente colto e sofisticato.
Ma
soprattutto: divertente, spassoso, da sganasciarsi!
Intramontabile.
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