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venerdì 31 maggio 2013

Il senso della vita sfugge, ma a volte ti sembra di afferrarlo...


MONTY PYTHON: IL SENSO DELLA VITA

(1983)

Umorismo inglese ai massimi livelli: surreale, intelligente, arguto.

Utilizza il non sense e l'ironia, il paradosso e la satira sociale, ma è dissacrante, trasgressivo, a tratti persino un po' disgustoso (il signor Creosote, in particolare), con qualche accento splatter.
 

Il film è suddiviso in episodi e affronta le sette fasi della vita dell'uomo, dalla nascita alla morte, cercando di carpirne il senso...

...Ma alla fine il senso c'è davvero?

A volte la pellicola pare suggerire di no e nel finale la soluzione viene consegnata in busta chiusa (di cui non svelo il contenuto)... Ma probabilmente il segreto sta nel pesce, ossia in quel siparietto che compare “alla metà del film”: il momento più difficile da decifrare, ma anche quello che alla fine continua a viaggiarti in testa, insinuandoti tra i tuoi pensieri e offrendoti interpretazioni diverse a seconda dell'angolazione da cui lo scruti... Probabilmente perché il senso della vita sfugge, ma a volte ti sembra di afferrarlo, e magari lo fai davvero... Quando riesci a spogliarti delle sovrastrutture sociali e dai falsi valori imposti dall'alto: dalla religione, dalla politica, dalla scuola... Perché non si è nascosto, lo hai sempre avuto davanti, ma tu finora non sei mai riuscito a vederlo...

A supporto di questa tesi, una curiosità: il titolo provvisorio dell'opera era proprio “Fish”, pesce.

Un film iperbolico, cinico, che trasuda humor nero e che regala sketch pazzeschi (il prologo con la guerra fra gli impiegati, la lezione di educazione sessuale, i menu per la conversazione, le conseguenze del mancato uso del preservativo...).

Metafisico, sarcastico, godibilissimo, sottilmente colto e sofisticato.

Ma soprattutto: divertente, spassoso, da sganasciarsi!

Intramontabile.

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