BLACK
BOOK
(2006)
Un
film ricco di sfumature, di dubbi, senza confini precisi, senza
stereotipi, in cui si passano il testimone – e anche altro –
partigiani cattivi ed infingardi, eppure aitanti e fascinosi, e
ufficiali nazisti galanti e illuminati, che non sono buoni, ma
nemmeno marci, e che sostanzialmente tentano solo di limitare i
danni.
Peraltro
non mancano neanche i i nazisti cattivi e i partigiani buoni, gli
eroi, gli idealisti... Ma ci sono pure quelli che, pur essendosi
adoperati (supponiamo) per il bene durante la guerra, dopo la
liberazione dimostrano tutta la loro sete di violenza e bassezza
morale.
E
poi c'è lei, la nostra eroina, purissima, ma contaminata; innocente,
fresca e sincera, ma corrotta, sebbene senza peccato, che passa di
finzione in finzione, senza fingere mai e rimanendo se stessa.
Coraggiosa, fredda, appassionata e indomita, divisa fra un nazista e
un ribelle.
Un
film melodrammatico, vagamente erotico, provocatorio e coinvolgente.
Un film che può offendere, ma senza averne l'intenzione. Un film,
piuttosto, che ci mostra come bene e male non siano ben definiti e
come, alla fin fine, gli uomini siano solo uomini, a prescindere
dalla parte da cui sono schierati.
Il
ritmo è incalzante, gli eventi si susseguono rapidi, decisi.
Non
ti danno il tempo di piangere e neppure di esitare. Con tutto che non
ci riesci, non te ne vien la voglia: non c'è il tempo di fermarsi,
di piangere i morti, di inorridire, nemmeno se c'è di mezzo la tua
famiglia, che adoravi.
No,
c'è solo il tempo di lottare, di andare avanti.
Di
cercare vendetta, magari, ma anche di aiutare il prossimo affinché
la tua tragedia non si ripeta.
Da
vedere.
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