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mercoledì 12 giugno 2013

King è uno scrittore e punto.


STEPHEN KING

 

 

Gli hanno appiccicato l'etichetta di autore horror, ma sovente gli sta stretta, e comunque quando – dopo aver sapientemente preparato l'atmosfera per il gran finale e aumentato la tensione al massimo – King all'orrore ci arriva davvero, spesso perde mordente, talvolta scadendo nel banale o nel già sentito... Pur senza lasciarti mai davvero l'amaro in bocca.

No, la verità è che King è uno scrittore e punto.

Poliedrico, eccentrico, con una predilezione per il fantastico, ma che si diverte a mettersi alla prova cimentandosi un po' in tutto (saggi e teatro compresi) per il gusto, io credo, di sfidarsi da solo. E di superarsi.

Un grande scrittore, quindi, capace di toccare i temi più vari e di avvincerti in qualunque trama. Non per la vicenda in sé, per quanto possa essere stimolante – e di solito la sia –, ma per come te la racconta, per come ti ipnotizza, ti coinvolge, seduce...

Spesso vanta degli ottimi spunti iniziali, idee argute ed originali, che riesce a sviluppare con maestria, spingendoti all'interno della storia e lasciandoti con essa, sinché questa, che ti entra dentro e ti percorre tutto il corpo, non diventa parte di te, accompagnandoti sino alla sua conclusione, rimanendo però nel tuo cuore anche dopo l'ultima pagina, in un piccolo spazio speciale tutto per lei.

I suoi maggiori pregi, però, sono la capacità di costruire bellissimi personaggi, sempre diversi e straordinariamente umani (che a volte quasi ci presenta come vecchi amici, o come parti di noi stessi), di cui esplora l'interiorità “mostrandocela in diretta”, nello svolgersi di pensieri e ragionamenti, anziché limitandosi a descriverla tradizionalmente... Di creare mitologie – personali o cosmologiche – affascinanti e variegate, credibilissime, dense di particolari, e persino veri e propri linguaggi, suggestivi, esatti, colmi di echi... E la scrittura, naturalmente: perfetta! Non si limita a toccare il contorno delle cose (o delle persone, o dei rapporti fra essi), ma le penetra e ne individua l'essenza, spesso permettendoci di intuirne la magia che sapevamo esserci, ma che non riuscivamo a vedere (magnifici i momenti che dedica all'infanzia e all'adolescenza)... E l'ironia, poi, che fa capolino ad ogni battito di ciglia e sogghigna tra sé, tra una riga e l'altra, ma senza essere troppo invadente, ed anzi accompagnandoci, regalando nuove risonanze, stemperando (o accrescendo) la tensione! Uno stile accurato, attento, ma rapido e incalzante, spesso dal taglio quasi cinematografico, nonostante il vasto numero di particolari che dispensa. E che rendono la trama più plausibile, più vera, anche se magari si basa su presupposti fantastici...

Difetti?

Nelle opere degli ultimi anni a tratti si scorge un certo autocompiacimento nella sua scrittura, un certo virtuosismo un po' forzato. Ma perdonabile, certo.

E poi, l'ho già evidenziato, King non è un visionario, ma ormai se n'è accorto e si sta regolando di conseguenza: se i suoi romanzi si leggono in ordine cronologico è possibile vedere un'evoluzione, una crescita in lui. Non punta più al “colpo di scena finale”, ma ad una costruzione della trama più metodica, più misurata, che finisce col dipanarsi in modo più naturale, senza voler a tutti costi stupire, e talvolta – paradossalmente – creando cliffhanger più decisi, più ansiogeni. Più belli.

King non è Clive Barker: non ha quel tipo di immaginazione che può travolgerti spalancando una porta sulla tua mente mostrandoti che cosa sogni mentre stai dormendo, quelle notti nere in cui al mattino non ricordi nulla...

No.

In compenso ha quel tipo di immaginazione che permette di edificare universi interi, micro e macrocosmi, che però richiedono, per farlo, che si proceda a piccoli passi, tassello a tassello, come nella realizzazione di un mosaico.

Tra le sue opere più incredibili (a molte delle quali sicuramente in futuro dedicherò un post specifico e su cui, pertanto, ora non mi soffermo) segnalo, ad esempio: “L'ombra dello Scorpione”, “It” (nonostante il finale), l'insuperabile eptalogia de “La Torre Nera” (cui ogni suo romanzo, o quasi, è collegato), “La lunga marcia”, “Il Talismano” e “Cuori in Atlantide”.

Tra le più deludenti (in qualche caso addirittura brutte): “Le creature del buio”, “Buick 8”, “L'acchiappasogni”e “La tempesta del secolo”.
 
 
Personalmente, ho letto tutto ciò che ha pubblicato in Italia (iniziando con “Carrie”, in terza Media), per cui sottolineo a ragion veduta che, nonostante la notoria prolificità di questo autore, King non è uno di quelli che ripropone sempre la stessa ricetta... Fra le sue opere ci sono molti collegamenti, ma anche una notevole varietà di tematiche e di accenti.

Sia lode al Re!

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